Le giornate lavorative stanno diventando sempre più lunghe e complesse, caratterizzate da un incessante susseguirsi di email, riunioni e notifiche, che lasciano poco spazio per una reale concentrazione. In questo contesto, la startup Clutch, con sede a Milano e specializzata in risorse umane, ha messo in evidenza una crescente frattura tra le esigenze delle aziende e quelle dei lavoratori. Da un lato, le imprese sono spinte a massimizzare le performance in un mercato in continua evoluzione; dall’altro, i dipendenti chiedono maggiore attenzione alla propria salute mentale e un equilibrio tra vita professionale e privata.
Il 19 settembre 2025, Lorenzo Cattelani, CEO e fondatore di Clutch, ha sottolineato come il ritorno al lavoro dopo le vacanze estive porti con sé nuove sfide, comuni a molte realtà aziendali. Le pressioni per mantenere standard elevati si scontrano con le aspettative di una forza lavoro sempre più attenta al proprio benessere. Cattelani ha osservato che, sebbene il lavoro sia diventato più rapido e digitalizzato, non deve necessariamente perdere il suo aspetto umano e sostenibile.
Uno dei principali problemi evidenziati da Clutch è l’uso improprio delle nuove tecnologie. L’intelligenza artificiale, sebbene possa alleviare il carico cognitivo, rischia di trasformarsi in una fonte di stress e iperconnessione se non gestita correttamente.
Le strategie per evitare l’infinite workday
Per evitare di cadere nella trappola di giornate lavorative infinite, Clutch propone tre strategie fondamentali. La prima è difendere il tempo di concentrazione (Deep Work). Ricerche nel campo delle neuroscienze cognitive dimostrano che occorrono almeno 23 minuti di lavoro ininterrotto per tornare a uno stato di piena concentrazione dopo un’interruzione. Pertanto, è consigliabile pianificare blocchi di tempo senza notifiche e comunicarlo chiaramente al team, in modo da recuperare ore di produttività strategica.
La seconda strategia consiste nel rallentare i flussi comunicativi. Le evidenze sull’overload informativo mostrano che la richiesta costante di risposte immediate genera il cosiddetto “cognitive switching penalty”, che può ridurre l’efficienza fino al 40% per ogni cambio di attività . Ripensare le politiche interne, ad esempio introducendo “quiet hours” o diminuendo l’urgenza delle risposte, permette non solo di rispettare i tempi altrui, ma anche di ridurre i costi nascosti legati alla produttività .
Infine, la terza strategia è gestire l’intelligenza artificiale come uno strumento liberatorio piuttosto che come un acceleratore di lavoro. Gli algoritmi possono automatizzare fino al 40% delle attività ripetitive, ma il loro impatto positivo si verifica solo se il tempo risparmiato non viene riempito da nuove mansioni a basso valore. Le aziende più lungimiranti dedicano queste ore a creatività , formazione e benessere, trasformando la tecnologia in un catalizzatore per la crescita personale, anziché in un amplificatore di stress.
Cattelani conclude affermando che settembre non dovrebbe essere un mese di corsa, ma un’opportunità per rivedere la gestione del tempo. Ridisegnare i modelli organizzativi significa restituire ai lavoratori spazi di concentrazione e dignità al lavoro profondo. Le aziende che intraprendono questa strada non si limitano a misurare la produttività immediata, ma investono in energia, creatività e innovazione a lungo termine. Non è necessario correre di più, ma correre meglio.