Alexander Baunov, noto dissidente russo, si è recato in Italia per presentare il suo libro intitolato “La fine del regime”, pubblicato da Silvio Berlusconi Editore. L’evento si è svolto il 19 settembre 2025 durante il festival Pordenonelegge, dove Baunov ha avuto l’opportunità di discutere le tematiche affrontate nel suo lavoro, che ha già riscosso un notevole successo in Russia, esaurendosi rapidamente nei primi giorni dalla sua pubblicazione nel gennaio 2023.
Il contesto del dissenso russo
Durante la presentazione, Baunov ha espresso le sue preoccupazioni riguardo alla situazione attuale in Russia e alle minacce che gli oppositori del regime di Vladimir Putin affrontano. L’ex diplomatico ha dichiarato: “Ho validi motivi per avere paura, eppure non sento paura. Se potesse, Putin eliminerebbe tutti i suoi oppositori, dentro e fuori il Paese“. Questa affermazione mette in luce la precarietà della libertà di espressione in Russia, dove chiunque si opponga al regime corre il rischio di subire gravi conseguenze.
Baunov ha anche messo in evidenza come la sua condizione di apolide, che si verificherà con la scadenza del suo passaporto, lo esponga ulteriormente a difficoltà e pericoli. La sua testimonianza è un chiaro esempio di come il dissenso venga represso e di come la vita di chi si oppone al regime possa diventare insostenibile, anche senza un’aggressione fisica diretta.
Tematiche del libro e la repressione del regime
Nel suo libro, Baunov esplora le dynamiche di un regime autoritario e le modalità attraverso cui esso si sostiene. “Se sei attenzionato dal Cremlino e ricercato a livello internazionale, diventa un problema viaggiare anche senza entrare nell’area russófona“, ha affermato, sottolineando come il rischio di arresto e estradizione si estenda a molti Paesi, inclusi quelli con cui la Russia ha relazioni diplomatiche.
Il dissidente ha anche commentato il cambiamento radicale avvenuto in Russia dal 2020, anno in cui sono state modificate le norme costituzionali, permettendo a Putin di prolungare il suo mandato presidenziale. Questa modifica ha dato il via a una repressione crescente nei confronti dell’opposizione, rendendo la vita ancora più difficile per coloro che si oppongono al regime.
Baunov ha evidenziato che le relazioni internazionali e le percezioni errate riguardo le intenzioni di Putin hanno contribuito a una situazione di crescente tensione. “Trump e Biden hanno entrambi creduto che la guerra potesse cessare se l’Ucraina garantisse a Putin di non entrare nella NATO, ma non è così”, ha affermato, mettendo in luce le complessità geopolitiche in gioco.
La guerra e la propaganda russa
Parlando della guerra in Ucraina, Baunov ha spiegato che la propaganda russa ha cercato di intimidire i Paesi occidentali, presentando il conflitto come una battaglia tra la Russia e la NATO. “Sin dai primi giorni di guerra, i russi sentivano dire che il loro esercito non ce l’aveva ancora fatta, perché con l’Ucraina era schierata anche la NATO“, ha detto. Questa narrazione è stata utilizzata per giustificare le azioni del governo e per spingere i cittadini a sostenere l’intervento militare.
Inoltre, il dissidente ha sottolineato come la guerra non sia solo una questione militare, ma anche una lotta culturale. “In Russia si diceva che liberare le città ucraine era una missione“, ha spiegato, evidenziando come il conflitto sia stato inquadrato in termini di valori e identità culturale, con una retorica che ha cercato di giustificare le azioni del regime.
Baunov, attraverso la sua presentazione e il suo libro, offre uno sguardo profondo e critico sulla realtà russa contemporanea, mettendo in evidenza le sfide che il dissenso deve affrontare e le complessità della geopolitica attuale.
