Genocidio: significato, origini e sviluppo del termine nella storia

Franco Fogli

Settembre 17, 2025

Raphael Lemkin, giurista ebreo polacco, ha dedicato la sua esistenza alla lotta per il riconoscimento di un crimine che, all’epoca, non aveva ancora un nome. Questo impegno è iniziato prima dell’avanzata dei nazisti in Europa e si è intensificato dopo aver assistito al massacro degli armeni nell’Impero Ottomano. Negli anni Venti del Novecento, Lemkin ha avviato una campagna per il riconoscimento del “crimine senza nome”, un concetto che Winston Churchill ha descritto nel suo discorso del 24 agosto 1941, denunciando il piano nazista di sterminio degli ebrei.

Il termine “genocidio” e il suo riconoscimento internazionale

Dopo anni di riflessione e ricerca, nel 1944 Lemkin ha coniato il termine “genocidio”, che ha trovato finalmente accoglienza nella comunità internazionale. Nel dicembre del 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio, entrata in vigore nel gennaio del 1951. L’Italia ha ratificato la Convenzione nel 1952, mentre gli Stati Uniti hanno atteso fino al febbraio del 1986 per farlo.

La storia di Lemkin è indissolubilmente legata alla nascita e alla definizione del termine genocidio. Durante gli studi di filologia a Leopoli, ha appreso dell’assassinio di Talaat Pascià, ex ministro degli interni turco, avvenuto a Berlino il 14 marzo 1921, per mano di Sogomon Tehlirian, un sopravvissuto al massacro armeno. Lemkin ha cominciato a interrogarsi su come fosse possibile che l’omicidio di un singolo uomo fosse considerato un crimine, mentre il massacro di milioni di persone potesse rimanere impunito. Questa domanda lo ha spinto a trasferirsi alla facoltà di legge, dove ha dedicato la sua carriera alla lotta contro l’impunità per i crimini di massa.

Le prime proposte di legge e la fuga negli Stati Uniti

Nel 1933, mentre lavorava come pubblico ministero a Varsavia, Lemkin ha presentato a Madrid la sua prima proposta per punire le pratiche di “barbarie” e “vandalismo”, che includevano la distruzione di gruppi umani e del loro patrimonio culturale. Questa proposta è stata il preludio a ciò che avrebbe poi definito genocidio. La sua visione si è affinata ulteriormente durante i momenti di riflessione nei boschi in cui si rifugiava dopo aver abbandonato Varsavia, bombardata dai tedeschi all’inizio dell’invasione della Polonia.

Dopo essere giunto negli Stati Uniti, Lemkin ha intensificato il suo impegno per sollecitare l’intervento degli Stati Uniti contro i nazisti, cercando di salvare milioni di civili innocenti. La sua formazione di filologo lo ha portato a comprendere l’importanza di scegliere con attenzione le parole per descrivere lo sterminio di massa e le sue varie forme, come la deportazione e l’asservimento economico. Ha trovato ispirazione nelle memorie di George Eastman, il fondatore della Kodak, e ha cercato un termine che potesse evocare l’orrore dello sterminio.

L’emergere del termine “genocidio” e le sue implicazioni legali

Nel 1946, Lemkin ha combinato la radice greca “geno”, che significa razza o tribù, con il suffisso latino “cidio”, che implica uccidere. Il termine “genocidio” è stato accolto per la prima volta dal Webster’s Dictionary e successivamente dall’Enciclopedia Larousse nel 1953 e dall’Oxford English Dictionary nel 1955. Lemkin ha scritto numerose lettere a giornali, governi e leader mondiali, tra cui Franklin D. Roosevelt, per sottolineare l’incoerenza di considerare il genocidio come un problema interno piuttosto che un crimine di rilevanza internazionale.

Nato il 24 novembre 1900 a Wolkowysk, oggi in Bielorussia, Lemkin ha ricevuto un’educazione rigorosa dalla madre, una pittrice e linguista, in un contesto in cui gli ebrei erano esclusi dall’istruzione nelle città russe. Durante la Prima Guerra Mondiale, la sua famiglia ha dovuto nascondere beni di valore e rifugiarsi in una foresta. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza e avviato una carriera promettente, è stato costretto a dimettersi a causa delle accuse di parzialità nei confronti degli ebrei.

Nel 1941, dopo aver perso 49 familiari a causa dei nazisti, Lemkin ha pubblicato il libro “Axis Rule”, in cui ha raccolto le leggi antisemite vigenti nei 19 paesi occupati dalla Germania, introducendo per la prima volta il termine genocidio. Dopo il processo di Norimberga, ha continuato a lottare per l’approvazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio presso le Nazioni Unite, dedicando ogni energia a questa causa. Lemkin è morto a New York il 28 agosto 1959, all’età di 59 anni, in solitudine e senza risorse.

La Convenzione sul genocidio, composta da 19 articoli, stabilisce che il genocidio, sia in tempo di guerra che di pace, è un crimine di diritto internazionale. Essa definisce il genocidio come l’azione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, attraverso atti come l’uccisione di membri del gruppo o la creazione di condizioni di vita che ne provochino la distruzione.

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