Spagna e arsenale nucleare: la ministra chiarisce le parole di Sanchez su Netanyahu

Franco Fogli

Settembre 12, 2025

La ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, ha recentemente espresso il suo disappunto riguardo alle affermazioni del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in merito alle dichiarazioni di Pedro Sanchez sulle armi nucleari. Robles ha definito le parole di Sanchez come “chiare” e ha sottolineato che non esiste alcun motivo per travisarle. Durante un’intervista a Espejo Publico, riportata da Europa Press, ha detto: “La forza che la Spagna potrebbe avere per fornire soluzioni al conflitto non deriva da una prospettiva militare”.

La questione del conflitto israelo-palestinese

La questione è emersa il 12 settembre 2025, quando Sanchez ha annunciato misure per affrontare la situazione critica nella Striscia di Gaza, descrivendo il conflitto come un “genocidio”. In tale contesto, il primo ministro spagnolo ha chiarito che la Spagna non dispone di armi nucleari, portaerei o grandi riserve di petrolio, affermando che non può fermare l’offensiva israeliana da sola. La reazione di Netanyahu non si è fatta attendere; il leader israeliano ha accusato Sanchez di aver lanciato “minacce di genocidio” nei confronti di Israele.

La posizione della ministra Robles

Robles ha anche espresso sorpresa per il fatto che Netanyahu si permetta di “fare la predica” ad altri Paesi, considerando le immagini devastanti provenienti da Gaza. Secondo la ministra, ciò che sta accadendo segnerà “una pagina terribile nella storia mondiale”. La sua posizione riflette un crescente dibattito in Europa riguardo alla risposta internazionale al conflitto israelo-palestinese e alla necessità di soluzioni diplomatiche piuttosto che militari.

La mediazione della Spagna

In questo contesto, la Spagna si trova a dover navigare tra le pressioni interne ed esterne, cercando di mantenere una posizione di mediazione e supporto umanitario. La situazione in Medio Oriente continua a evolversi rapidamente, e le parole di Robles evidenziano l’importanza di un approccio riflessivo e consapevole da parte dei leader europei nel trattare queste delicate questioni.

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