Il Parlamento europeo ha recentemente adottato una risoluzione, approvata con una maggioranza significativa, riguardante la crisi a Gaza. Questa risoluzione, presentata dai gruppi S&D, Verdi e Renew, invita gli Stati membri a considerare il riconoscimento dello Stato di Palestina, con l’obiettivo di promuovere una soluzione basata su due Stati. La risposta del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non si è fatta attendere: ha ribadito che non ci sarà alcuno Stato palestinese.
Cosa prevede la risoluzione
Il documento, intitolato “Gaza al limite: l’azione dell’Ue per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e procedere verso una soluzione a due Stati”, è stato approvato il 18 aprile 2025 a Strasburgo con 305 voti favorevoli, 151 contrari e 122 astenuti. La maggior parte dei voti a favore è giunta dai membri del PPE, inclusi i rappresentanti di Forza Italia, del gruppo S&D, tra cui il PD, e di Renew, oltre a una parte dei Verdi e della Left, inclusa la copresidente Manon Aubry. I contrari includono i membri di Patrioti, Lega, parte dell’ECR, ESN e una parte del PPE, mentre i Cinquestelle hanno espresso il loro dissenso. Alcuni membri dell’ECR, tra cui i Fratelli d’Italia, si sono astenuti, così come altri deputati di vari gruppi, come Ilaria Salis di AVS.
Nel testo, l’Aula esprime grave preoccupazione per la situazione umanitaria a Gaza, definita “catastrofica”, e richiede un intervento urgente da parte dell’Unione Europea. Viene condannato il blocco degli aiuti umanitari da parte del governo israeliano, che ha portato a una grave carestia nel nord di Gaza, e si chiede l’apertura di tutti i valichi di frontiera. La risoluzione sottolinea l’importanza di ripristinare il mandato e i finanziamenti per l’UNRWA, imponendo un controllo rigoroso, e si oppone fermamente all’attuale sistema di distribuzione degli aiuti.
I deputati chiedono un accesso sicuro e senza ostacoli a cibo, acqua, forniture mediche e riparo, oltre al ripristino delle infrastrutture vitali. Si richiede un cessate il fuoco immediato e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza, invitando l’Unione Europea e gli Stati membri a usare la loro influenza diplomatica per esercitare pressioni su Hamas. La risoluzione condanna anche i “crimini barbari” di Hamas contro Israele, richiedendo sanzioni concrete contro il gruppo terroristico, ribadendo l’impegno per la sicurezza di Israele e il suo diritto all’autodifesa, sempre nel rispetto del diritto internazionale.
Tuttavia, gli eurodeputati avvertono che questo diritto non giustifica azioni militari indiscriminate a Gaza, esprimendo preoccupazione per le sofferenze inflitte alla popolazione civile. La risoluzione sostiene la decisione della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di sospendere il sostegno bilaterale dell’Unione Europea a Israele e di parzialmente congelare l’accordo commerciale tra l’Unione e Israele. Si richiedono indagini complete su crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale, affinché i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni.
Inoltre, il Parlamento sostiene le sanzioni dell’Unione contro coloni e attivisti israeliani violenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, e contro i ministri israeliani Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. Gli eurodeputati chiedono passi diplomatici per garantire l’impegno verso la soluzione dei due Stati, con progressi concreti, in vista dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite prevista per settembre 2025. Sottolineano l’importanza di una completa smilitarizzazione a Gaza e dell’esclusione di Hamas dal governo, auspicando il ritorno di un’Autorità palestinese riformata come unico ente governativo. Secondo i deputati, la creazione di uno Stato di Palestina è essenziale per la pace e la sicurezza di Israele.
La reazione di Netanyahu
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto con fermezza, affermando che non ci sarà alcuno Stato palestinese. Durante una cerimonia di firma di un importante progetto di insediamento a Maale Adumim, un’area situata a est di Gerusalemme, ha dichiarato: “Manterremo la nostra promessa che non ci sarà uno Stato palestinese, questo posto ci appartiene”.
L’Ufficio del primo ministro ha reagito con durezza a un post su X riguardante le dichiarazioni del presidente spagnolo Sanchez, il quale aveva affermato che la Spagna non può fermare la battaglia di Israele contro i terroristi di Hamas, sottolineando che “la Spagna non ha armi nucleari”. La reazione di Netanyahu ha messo in evidenza come queste parole siano state interpretate come una minaccia genocida nei confronti dell’unico Stato ebraico al mondo, citando eventi storici come l’Inquisizione spagnola e l’Olocausto.
La polemica è emersa dopo che Sanchez ha annunciato nuove misure del suo governo per “fermare il genocidio a Gaza”, affermando che la Spagna, pur non avendo armi nucleari o grandi riserve di petrolio, continuerà a lottare per cause giuste, anche se non sempre è possibile vincere.