L’omicidio di Charlie Kirk, figura di spicco del movimento giovanile conservatore negli Stati Uniti, ha riacceso il dibattito sulla violenza politica, un tema già sollevato da Daniele Capezzone, noto giornalista e direttore editoriale di “Libero”. Nel suo recente libro, Capezzone ha denunciato la crescente tolleranza verso linguaggi e comportamenti violenti, in particolare da parte di alcuni settori della sinistra, nei confronti di personalità controverse come Donald Trump e Elon Musk.
Un contesto inquietante
Il 4 settembre 2025 è stata pubblicata l’opera di Capezzone, intitolata “Trumpisti o muskisti, comunque fascisti”, edita da Piemme. In questo libro, l’autore fa riferimento a un report del Network Contagion Research Institute (Ncri), il quale rivela dati allarmanti: il 38% degli americani considera “giustificabile” l’assassinio di Trump, mentre il 31% condivide la stessa opinione riguardo a Musk. Tra gli elettori progressisti, le percentuali sono ancora più elevate, raggiungendo il 55% per Trump e il 48% per Musk. Kirk stesso ha condiviso queste statistiche sui social, denunciando una vera e propria “assassination culture” che si sta diffondendo negli Stati Uniti, avvertendo che la sinistra sta normalizzando la violenza politica.
Riflessioni del New York Times
Il 11 settembre 2025, il New York Times ha pubblicato un editoriale firmato dal suo editorial board, intitolato “Il terribile omicidio di Charlie Kirk e il peggioramento della violenza politica in America”. Il quotidiano newyorchese ha citato un sondaggio della Foundation for Individual Rights and Expression, secondo il quale il 34% degli studenti universitari americani ritiene accettabile l’uso della violenza per impedire un discorso pubblico che non condividono. Questo dato è in costante crescita, passando dal 24% nel 2021. L’editoriale mette in evidenza come la violenza politica non conosca confini ideologici, colpendo tanto i conservatori quanto i democratici, come dimostrano i recenti attacchi a politici locali in Minnesota.
Le preoccupazioni di Capezzone
Daniele Capezzone ha avvertito che il “tabù” dell’eliminazione fisica del nemico politico è stato infranto, e che la violenza verbale rischia di trasformarsi in violenza reale. La parabola di Kirk, che è passato dalla denuncia sui social all’essere vittima di un attentato, sembra confermare le sue preoccupazioni. Durante una diretta su “X“, Capezzone ha anche menzionato il caso di Luigi Mangione, il giovane responsabile dell’omicidio del manager di UnitedHealthcare, Brian Thompson. Mangione è diventato un simbolo per alcuni gruppi social, al punto che in California si stanno proponendo iniziative legislative che portano il suo nome.
La questione della violenza politica, come sottolineato dal New York Times, non riguarda solo un singolo leader o movimento. La società americana deve affrontare il rischio di perdere la capacità di confrontarsi pacificamente, trasformando le sconfitte politiche in atti violenti. In un contesto in cui la violenza sembra diventare una risposta accettabile ai conflitti, la situazione richiede una riflessione profonda su come preservare le basi della convivenza civile.