Italia, tifosi azzurri voltati durante l’inno di Israele e cartelli “Stop”

Marianna Ritini

Settembre 8, 2025

L’8 settembre 2025, il Nagyerdei Stadion di Debrecen ha ospitato una partita di qualificazione ai Mondiali 2026 tra Israele e Italia. Tuttavia, l’evento sportivo è stato segnato da forti polemiche legate al conflitto in corso a Gaza. La tensione ha spinto molti a chiedere la sospensione del match, considerando la grave crisi umanitaria in Medio Oriente.

I 184 tifosi azzurri presenti hanno deciso di esprimere il loro dissenso attraverso un gesto emblematico. Durante l’inno nazionale israeliano, si sono voltati di spalle, accompagnando la loro protesta con fischi e cartelli recanti la scritta “Stop”. Questo atto ha attirato l’attenzione dei media e dei presenti, sottolineando la crescente sensibilità dei tifosi riguardo a questioni politiche e sociali.

Il contesto della partita a Debrecen

La partita di qualificazione, che si è svolta in un campo neutro, ha visto una partecipazione ridotta di tifosi, con circa tremila spettatori presenti. La scelta di giocare a Debrecen, in Ungheria, è stata dettata da considerazioni logistiche e politiche, ma non ha attenuato le controversie legate alla situazione in Gaza. I tifosi italiani, in particolare, hanno voluto far sentire la loro voce, evidenziando la loro opposizione alla guerra e alle violenze in corso.

L’allenatore e i giocatori della squadra israeliana hanno indossato un lutto al braccio per commemorare le sei vittime dell’attentato terroristico di Gerusalemme avvenuto pochi giorni prima. Questo gesto ha ulteriormente caricato di emozione l’atmosfera del match, rendendo il contesto ancora più teso e significativo.

Le reazioni e le conseguenze della protesta

La protesta dei tifosi italiani ha sollevato un ampio dibattito tra appassionati di sport, analisti e politici. Molti hanno applaudito il gesto come un atto di solidarietà verso le vittime del conflitto, mentre altri hanno criticato la politicizzazione dello sport. Questo evento ha messo in luce come il calcio possa diventare un palcoscenico per questioni sociali e politiche, trascendendo il semplice aspetto agonistico.

Le reazioni sui social media non si sono fatte attendere. Un tweet di Shaul Greenfeld, che ha documentato la protesta, ha ricevuto numerosi commenti e condivisioni, evidenziando l’importanza del gesto. La partita, pur essendo un evento sportivo, è diventata un simbolo di una lotta più ampia per la pace e la giustizia.

La direzione della Federazione Italiana Giuoco Calcio ha preso atto della situazione, dichiarando che il calcio deve rimanere un veicolo di unità e non di divisione. Tuttavia, la realtà attuale ha dimostrato che le emozioni e le tensioni politiche possono influenzare anche gli eventi sportivi, rendendo il calcio un riflesso delle sfide globali contemporanee.

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