Il poliziotto Giusto Chiacchio, di 26 anni, è stato rilasciato dopo essere stato accusato di omicidio stradale per l’incidente mortale avvenuto il 6 settembre 2025, in via Porpora a Milano. Il giovane agente, che si trovava libero dal servizio, era risultato positivo all’alcoltest e, nonostante la richiesta di custodia cautelare in carcere da parte del pubblico ministero, il giudice ha optato per una misura meno severa.
Dettagli dell’incidente
Il giudice di Milano, Roberto Crepaldi, ha convalidato l’arresto in flagranza di reato, ma ha disposto la scarcerazione di Chiacchio, che è stato interrogato presso il carcere di Bollate. La tragedia ha coinvolto Matteo Barone, un giovane di 25 anni, investito mentre attraversava sulle strisce pedonali. Nonostante la gravità dell’accaduto, il giudice ha ritenuto che la sospensione della patente fosse una misura adeguata, considerando che l’agente non ha precedenti penali e ha mostrato un comportamento collaborativo durante l’udienza.
Ammissione e velocitÃ
L’agente, già sottoposto a sorveglianza sanitaria per una precedente intossicazione etilica, ha ammesso di aver investito Barone, dichiarando di aver viaggiato a una velocità compresa tra i 50 e gli 80 chilometri orari. Secondo il giudice, la velocità era eccessiva, ma non tale da configurare una condotta particolarmente spericolata. La sua ebbrezza alcolica, misurata a 0,60 g/l, è stata considerata modesta.
Considerazioni del giudice
Il giudice ha anche sottolineato che l’allontanamento dal pronto soccorso dopo l’incidente non costituisce un elemento sufficiente a giustificare un rischio di reiterazione del reato. Chiacchio, assistito dall’avvocato Giuseppe Maria De Lalla, è stato descritto come un poliziotto senza problemi di abuso di alcol, con un precedente risalente a quasi due anni fa, non pertinente al suo attuale stato. La decisione di sospendere la patente è stata vista come una misura sufficiente per evitare ulteriori incidenti.
Motivazioni della scarcerazione
Le motivazioni del giudice evidenziano che, nonostante la gravità dell’incidente, non ci sono prove sufficienti per giustificare la custodia cautelare in carcere. La situazione di Chiacchio, un soggetto incensurato, ha influito sulla decisione finale, portando alla scarcerazione e alla sospensione della patente come unica misura cautelare necessaria.