Gaza, secondo i media: Netanyahu avrebbe respinto il piano dell’Idf per liberare gli ostaggi

Marianna Ritini

Settembre 6, 2025

Il 6 settembre 2025, l’emittente pubblica israeliana Kan ha rivelato che il tenente generale Herzi Halevi, ex capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), avrebbe tentato di persuadere il primo ministro Benjamin Netanyahu ad accettare un accordo per la liberazione di tutti gli ostaggi prima dell’offensiva a Rafah, avvenuta nel 2024. Secondo fonti anonime, Halevi aveva proposto un cessate il fuoco che includesse il rilascio simultaneo degli ostaggi, ma il premier avrebbe categoricamente rifiutato, definendo l’accordo una “sconfitta”.

Le fonti militari hanno sottolineato che il rilascio degli ostaggi sarebbe stato strategico per facilitare le operazioni delle IDF contro Hamas. Durante una riunione del gabinetto di sicurezza, Halevi ha presentato la sua proposta, ma è stata immediatamente scartata da Netanyahu.

Le preoccupazioni delle IDF riguardo agli ostaggi

Le Forze di Difesa Israeliane stanno monitorando la situazione con crescente preoccupazione, poiché temono che Hamas possa tentare di spostare gli ostaggi trattenuti a Gaza City prima dell’intensificazione delle operazioni militari. Secondo quanto riportato da Channel 13, i militari sospettano che un video recente, che mostra gli ostaggi Alon Ohel e Guy Gilboa-Dalal, sia stato realizzato in un’area del campo profughi di Shati, dove le IDF non hanno operazioni attive.

Attualmente, l’esercito israeliano ammette di non avere una visione chiara della posizione di tutti gli ostaggi, basandosi solo su valutazioni generali. Le operazioni a Gaza City potrebbero aumentare il rischio per la vita degli ostaggi, poiché non ci sono informazioni precise sulla loro posizione, ma solo stime sulle aree in cui potrebbero trovarsi. Una fonte militare ha dichiarato che è difficile prevedere come Hamas gestirà la situazione degli ostaggi, se li proteggerà, li utilizzerà come scudi umani, oppure li trasferirà tra la popolazione sfollata.

Le IDF stanno adottando un approccio cauto nelle aree dove si ritiene possano essere detenuti gli ostaggi. L’esercito è preparato a eventualità in cui gli ostaggi vengano spostati, mescolandosi con le centinaia di migliaia di sfollati diretti verso sud, in un contesto di evacuazione.

Discussioni tra Stati Uniti e ONU per la ricostruzione di Gaza

Nel frattempo, gli Stati Uniti e le Nazioni Unite stanno lavorando a un piano per la ricostruzione della Striscia di Gaza, con l’obiettivo di presentarlo prima dell’Assemblea generale dell’ONU. Questa iniziativa mira a evitare che la riunione venga dominata da controversie sul riconoscimento dello Stato palestinese. Secondo quanto riportato dal Guardian, il piano prevede la creazione di un governo tecnico a Gaza, che rimarrebbe in carica per un anno, l’istituzione di una forza di stabilizzazione internazionale, il disarmo di Hamas e l’opposizione a deportazioni di massa di palestinesi.

Il piano, approvato dall’ONU e sostenuto dalla Casa Bianca, è stato discusso dal Segretario di Stato americano Marco Rubio. Il 22 settembre, durante una conferenza a margine dell’Assemblea generale a New York, Regno Unito, Francia, Canada, Belgio e Malta potrebbero riconoscere lo Stato di Palestina. Tuttavia, la Gran Bretagna ha insinuato che potrebbe non procedere con il riconoscimento se dovesse esserci un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, ma il governo israeliano ha respinto questa possibilità, confermando l’intenzione di conquistare Gaza City.

Le questioni più controverse rimangono il disarmo di Hamas, un requisito fondamentale per i leader europei, e la possibilità che candidati legati a Hamas o al terrorismo possano partecipare alle elezioni per la presidenza e il parlamento palestinesi. Husam Zomlot, rappresentante palestinese nel Regno Unito, ha recentemente dichiarato che l’Autorità Nazionale Palestinese intende indire elezioni a Gaza e in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, entro un anno dal cessate il fuoco, mentre nel frattempo la Palestina sarà governata da un governo tecnico.

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