Femminicidio di Giulia Tramontano, la sorella Chiara: “Temo per la mia vita”

Lorenzo Di Bari

Settembre 4, 2025

Chiara Tramontano ha rilasciato un’intervista a Leggo.it, esprimendo le sue paure e riflessioni sull’argomento della violenza di genere, dopo la tragica morte della sorella Giulia, avvenuta il 27 maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano. Giulia, incinta di sette mesi, è stata uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello, un evento che ha profondamente segnato la vita della sua famiglia e in particolare di Chiara.

Riflessioni personali sulla violenza

Nel colloquio, la giovane ha dichiarato: “Nei rapporti con le persone ci vado in punta di piedi. Non è facile fidarsi. Ho dovuto rivalutare tante cose”. La sua esperienza personale l’ha portata a una nuova comprensione della violenza, che non si limita più all’immagine stereotipata di un uomo aggressivo, ma si manifesta anche in contesti inaspettati, come l’ambiente lavorativo. Chiara ha affermato che il successo di una donna può generare conflitti e tensioni con gli uomini, rendendo la sua vita quotidiana più difficile.

Timori e consapevolezza

Chiara ha condiviso anche una riflessione inquietante: “A volte penso che se fossi aggredita da un uomo potrei diventare una vittima di femminicidio“. Prima della tragedia che ha colpito la sua famiglia, non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere. Ora, invece, vive con la consapevolezza che la violenza può colpire chiunque e ha espresso il timore di non avere la forza di reagire in caso di aggressione.

Giustizia e conseguenze

Il suo racconto si fa ancora più toccante quando parla della giustizia. Chiara ha espresso preoccupazione riguardo alla possibilità che Impagnatiello non riceva una pena adeguata, come l’ergastolo. “Sei nelle mani dello Stato. Un assassino non può uscire di galera dopo 20 anni, è un tempo brevissimo”, ha affermato, sottolineando il dolore di sapere che la persona che ha tolto la vita a sua sorella potrebbe un giorno tornare a vivere una vita normale.

Un grido di allerta

Chiara ha evidenziato che, mentre lei potrebbe eventualmente ricostruire la propria vita, i genitori di Giulia non avranno mai la possibilità di recuperare ciò che hanno perso. La sua testimonianza è un grido di allerta sulla necessità di una giustizia che rispetti il valore della vita umana e che non permetta che chi commette tali atti possa tornare a vivere senza conseguenze. La sua esperienza è un richiamo alla società affinché si prenda coscienza della gravità del problema della violenza di genere e delle sue conseguenze devastanti sulle famiglie delle vittime.

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