Prima dell’occupazione programmata, circa 1,2 milioni di residenti e sfollati si trovavano a Gaza City. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, oltre 21.000 bambini nella Striscia di Gaza sono stati resi disabili a causa del conflitto in corso.
Situazione attuale a Gaza City
Il 3 settembre 2025, una fonte della sicurezza israeliana ha rivelato che tra 70.000 e 80.000 persone sono state sfollate da Gaza City, con la maggior parte di questi spostamenti avvenuti nelle ultime 72 ore. Prima dell’inizio delle operazioni militari, la popolazione della città era composta da circa 1,2 milioni di individui, inclusi residenti e sfollati. La fonte ha dichiarato che Hamas sta attuando strategie per ostacolare il trasferimento della popolazione verso sud. Si prevede che l’area umanitaria nel sud di Gaza venga ampliata per accogliere fino a due milioni di persone.
Le infrastrutture umanitarie nel sud sono state progettate in conformità con il diritto internazionale, e i miglioramenti continueranno parallelamente all’evacuazione da Gaza City. Questa situazione evidenzia l’urgenza di affrontare le necessità dei civili in un contesto di crescente crisi umanitaria.
Piano di attacco sventato contro un ministro israeliano
Nella stessa giornata, le forze di difesa israeliane (IDF) e lo Shin Bet, i servizi di sicurezza interni, hanno annunciato di aver neutralizzato un complotto di Hamas volto a compiere un attentato contro il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. Secondo quanto riportato da Ynet, la cellula terroristica operava nell’area di Hebron e intendeva utilizzare droni carichi di esplosivo per portare a termine l’attacco.
Le indagini hanno dimostrato che il gruppo era diretto dalla leadership di Hamas in Turchia. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno confiscato diversi droni, presumibilmente equipaggiati con ordigni esplosivi, destinati a colpire Ben Gvir. Gli arresti dei membri della cellula e la confisca del materiale per l’attacco hanno messo in luce l’impegno delle autorità israeliane nel contrastare le minacce alla sicurezza.
Disabilità infantili a Gaza
Secondo un rapporto del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità , almeno 21.000 bambini nella Striscia di Gaza hanno subito disabilità a seguito delle ferite inflitte dal conflitto iniziato il 7 ottobre 2023. Il documento evidenzia che, negli ultimi due anni, circa 40.500 bambini hanno riportato “nuove ferite legate alla guerra”, e oltre la metà di questi ha subito conseguenze permanenti.
Il Comitato ha espresso una forte preoccupazione per la grave escalation della crisi umanitaria e ha esortato la comunità internazionale a prendere misure immediate per proteggere i minori e garantire assistenza medica ai feriti. La situazione dei bambini a Gaza rappresenta una delle conseguenze più drammatiche del conflitto, richiedendo un’attenzione urgente da parte della comunità globale.
Proteste contro il governo israeliano
Questa mattina, a Gerusalemme, si sono verificati scontri in risposta alla gestione della crisi degli ostaggi da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu. Cassonetti e pneumatici sono stati incendiati in segno di protesta, mentre la polizia israeliana ha denunciato gli atti vandalici, confermando che non ci sono stati feriti. Gli attivisti hanno manifestato anche sotto la residenza del ministro per gli Affari Strategici, Ron Dermer, responsabile per il rilascio degli ostaggi.
Un gruppo di attiviste della Coalizione delle Madri e delle Donne si è barricata sul tetto della Biblioteca Nazionale, vicino alla Knesset, chiedendo un accordo per il rilascio degli ostaggi e la cessazione delle ostilità . La polizia ha dichiarato di rispettare il diritto alla libertà di espressione, ma ha avvertito che non tollererà comportamenti che compromettano l’ordine pubblico.
Dalla Biblioteca Nazionale, gli attivisti hanno esposto striscioni con messaggi forti contro il governo, sottolineando il fallimento nella gestione della crisi degli ostaggi e chiedendo un intervento immediato per riportarli a casa. La situazione continua a generare tensioni e divisioni all’interno della società israeliana, con richieste sempre più pressanti per una soluzione diplomatica.