Il bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 6, che ha colpito la provincia di Kunar, in Afghanistan orientale, continua a crescere. Secondo quanto riportato dalla Mezzaluna Rossa afghana, il numero delle vittime ha raggiunto 1.124 morti e oltre 3.251 feriti. Il sisma, avvenuto il 2 settembre 2025, ha provocato danni ingenti, con più di ottomila abitazioni distrutte.
Richiesta di aiuti internazionali
Il governo dei Talebani ha lanciato un appello alla comunità internazionale per ricevere assistenza in seguito alla catastrofe. Sharafat Zaman, portavoce del ministero della Salute di Kabul, ha sottolineato l’urgenza di interventi esterni per far fronte alla devastazione causata dal terremoto. “Abbiamo bisogno di aiuti, poiché molte persone hanno perso la vita e le loro abitazioni”, ha dichiarato Zaman, evidenziando la gravità della situazione.
Le immagini della distruzione e il numero crescente di sfollati hanno attirato l’attenzione globale, rendendo necessaria una risposta immediata da parte delle organizzazioni umanitarie. La Mezzaluna Rossa ha avviato operazioni di soccorso, ma le risorse sono limitate e la richiesta di supporto internazionale è diventata sempre più pressante.
Impatto sulla popolazione locale
La popolazione di Kunar sta affrontando una crisi umanitaria senza precedenti. Le famiglie, già vulnerabili, si trovano ora a dover affrontare la perdita di tutto ciò che avevano. Le autorità locali segnalano che le strutture sanitarie sono sovraccariche e non in grado di gestire l’afflusso di feriti. La mancanza di ripari e beni di prima necessità rende la situazione ancora più critica, con l’arrivo dell’inverno che si avvicina rapidamente.
Le comunità locali sono unite nel tentativo di supportarsi a vicenda, ma la necessità di un intervento esterno è evidente. Le organizzazioni umanitarie stanno cercando di coordinare gli sforzi per fornire assistenza medica e aiuti alimentari, ma la situazione rimane difficile da gestire a causa della complessità logistica e della sicurezza nella regione.
Il terremoto ha colpito un’area già segnata da instabilità e conflitti, rendendo la risposta alla crisi ancora più complicata. Gli sforzi per ricostruire e recuperare saranno lunghi e impegnativi, e la comunità internazionale è chiamata a non voltare le spalle a questo dramma umanitario.