L’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, ha espresso forti critiche nei confronti del controverso “cubo” bianco e nero situato in Corso Italia, a Firenze. Questo elemento architettonico, parte di un nuovo complesso costruito nell’area dell’ex Teatro Comunale, ha sollevato preoccupazioni non solo per il suo aspetto, ma anche per il rispetto delle normative urbanistiche, in particolare all’interno della zona tutelata dall’UNESCO. La Procura di Firenze ha già aperto un fascicolo conoscitivo per esaminare la questione, e Schmidt ha chiesto un intervento diretto dell’UNESCO per affrontare il problema.
Le dichiarazioni di Eike Schmidt
Schmidt non ha risparmiato parole nel descrivere il “cubo”, definendolo “totalmente brutto” e “fuori dal contesto fiorentino”. In un’intervista rilasciata al Times, ha messo in evidenza come l’architettura moderna possa influenzare negativamente il panorama storico della città . Il quotidiano londinese ha dedicato un approfondimento a questa controversia, ponendo interrogativi sul processo di approvazione del progetto e sulle eventuali modifiche apportate. Schmidt ha sottolineato l’importanza di mantenere lo status di Firenze come patrimonio mondiale dell’UNESCO, citando il caso di Dresda, che ha perso tale riconoscimento a causa di un solo edificio non conforme. Ha suggerito che l’UNESCO potrebbe esercitare pressione sulla città per modificare i colori e ridurre l’altezza del cubo.
L’indagine della Procura di Firenze
La Procura di Firenze ha avviato un’inchiesta conoscitiva sul cubo. Il procuratore Filippo Spiezia ha aperto il fascicolo con l’intento di raccogliere informazioni e chiarire se siano state commesse irregolarità in ambito urbanistico ed edilizio. Al momento, non ci sono indagati né ipotesi di reato, ma le indagini si concentrano sulla verifica di possibili violazioni delle normative vigenti. Fonti investigative indicano che gli accertamenti della polizia giudiziaria si estendono oltre le polemiche locali, mirando a comprendere la legittimità del progetto.
Il comitato ‘Salviamo Firenze’ ha espresso le proprie preoccupazioni riguardo alla situazione. In una nota, hanno affermato che la città ha il diritto di sapere come sia stato possibile realizzare un’opera tanto controversa, e se le autorizzazioni siano state ottenute in modo regolare. La richiesta di attivazione della Procura era stata formulata dopo che l’architetta Fulvia Zeuli, ex funzionaria della sovrintendenza, aveva denunciato pressioni insostenibili per l’approvazione del progetto. La Giunta comunale ha risposto in modo critico, definendo le richieste del comitato “sguaiate”.
Il comitato ha rinnovato la richiesta al Comune di rendere pubblici tutti i pareri e le deliberazioni relative al progetto, inclusi quelli della commissione paesaggistica e della Soprintendenza. Hanno manifestato la speranza che la Procura ascolti tutti i soggetti coinvolti, compresi i membri della Commissione Paesaggistica e i responsabili della Direzione Urbanistica, per fare chiarezza sulla vicenda.