Gaza provoca divisioni al Lido: nasce ‘Venice for Israel’ in risposta a ‘Venice for Palestine’

Franco Fogli

Agosto 26, 2025

Il 26 agosto 2025, il Lido di Venezia si trasforma in un palcoscenico di tensione culturale in vista dell’82esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. In un contesto di crescente conflitto legato alla situazione nella Striscia di Gaza, è emerso un nuovo comitato, denominato Venice for Israel, in risposta a un’iniziativa già esistente, Venice for Palestine. Questo nuovo gruppo si propone di difendere la libertà creativa e di opporsi all’uso dell’arte come strumento di propaganda.

Il contesto della polemica

La controversia ha avuto inizio il 22 agosto 2025, quando oltre 1.500 professionisti del settore cinematografico, tra cui attori e registi, hanno firmato una lettera sotto l’egida di V4P – Venice for Palestine. In questa missiva, hanno denunciato quello che definiscono “genocidio a Gaza” e hanno richiesto alla Biennale di Venezia spazi per discutere la situazione in Palestina, evidenziando le responsabilità attribuite al governo israeliano. La richiesta ha suscitato reazioni immediate e ha dato vita a un dibattito acceso che ha coinvolto artisti, intellettuali e cittadini.

Il comitato Venice for Israel, sostenuto dal gruppo Free4Futur, ha risposto con un contro-appello, raccogliendo in breve tempo oltre mille adesioni. Questo gruppo sostiene che l’arte non debba essere strumentalizzata per alimentare campagne di odio e propaganda. Nella loro comunicazione, hanno sottolineato l’importanza di mantenere un dibattito basato sulla verità, distinguendo tra creatività e pregiudizio.

Le posizioni contrapposte

Il nuovo comitato ha dichiarato che la Biennale di Venezia, come una delle più importanti vetrine culturali a livello mondiale, deve assumere una posizione chiara: l’arte deve rimanere un simbolo di libertà e non deve essere utilizzata come copertura per menzogne e antisemitismo. L’appello di Venice for Israel ha messo in evidenza come la narrazione del “genocidio a Gaza“, promossa da Hamas e amplificata da reti di propaganda, rappresenti un esempio di manipolazione culturale.

Il comitato ha chiesto che la Mostra di Venezia diventi un luogo di distinzione tra creazione artistica e manipolazione, restituendo agli artisti lo spazio di libertà che meritano. In questo contesto, il gruppo ha proposto un confronto aperto, sottolineando che l’arte deve rimanere immune dall’odio e dalla propaganda.

Simboli e comunicazione visiva

Un aspetto significativo di questa polemica è il modo in cui i simboli vengono utilizzati per comunicare messaggi politici e ideologici. In risposta al logo ufficiale di Venice for Palestine, che presenta riferimenti grafici controversi, il comitato Venice for Israel ha creato un proprio logo, caratterizzato dalla bandiera di Israele. Questo gesto non è solo una questione di branding, ma rappresenta un contrappunto a chi utilizza la grafica come strumento retorico contro Israele.

Il comitato ha affermato che la libertà artistica non può esistere senza verità, e il loro logo è concepito come una risposta a chi cerca di manipolare l’arte per scopi politici. La polemica si intensifica mentre ci si avvicina all’inaugurazione della Mostra, con gli artisti e i professionisti del settore che si trovano a dover navigare in un ambiente sempre più polarizzato.

La Mostra di Venezia si prepara a diventare non solo una celebrazione del cinema, ma anche un campo di battaglia per le idee e le libertà artistiche, con il mondo intero che osserva da vicino gli sviluppi di questa controversia.

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