Israele ha avviato una campagna di comunicazione sui social media coinvolgendo dieci influencer per contrastare le accuse delle Nazioni Unite riguardanti una presunta crisi alimentare a Gaza. Queste accuse indicano il governo di Tel Aviv come responsabile di una carestia deliberata, utilizzata come strumento contro il popolo palestinese. L’iniziativa, che ha avuto luogo nel mese di agosto 2025, è stata organizzata dal ministero per gli Affari della Diaspora e ha come obiettivo quello di “mostrare la verità”.
Operazione di comunicazione sui social
Il governo israeliano ha facilitato l’ingresso temporaneo di influencer israeliani e statunitensi nella Striscia di Gaza, in un momento in cui la stampa internazionale è esclusa dall’area. Questa operazione ha visto i creator filmare e condividere contenuti dai centri di distribuzione gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), un ente creato per bypassare il controllo di Hamas sulla distribuzione degli aiuti. Tra i partecipanti al tour figurano nomi noti come Xaviaer DuRousseau, un influencer conservatore della Gen Z con oltre un milione di follower, e Marwan Jaber, un giovane druso israeliano di 16 anni con quasi 250.000 follower su Instagram.
Nei contenuti pubblicati dopo il tour, DuRousseau ha mostrato il suo sostegno a Israele indossando una tuta militare e affermando che “Israele NON sta bloccando il cibo in ingresso a Gaza“. Ha condiviso immagini di pallet di viveri in attesa di distribuzione, sostenendo che la narrazione contro Israele è falsa. Goldstein, un’altra partecipante, ha dichiarato che la distribuzione degli aiuti da parte della Ghf è fondamentale per impedire a Hamas di utilizzare il cibo come arma. Jaber, invece, ha criticato apertamente gli operatori dell’Onu, esortandoli a fare di più per alleviare la situazione a Gaza.
Le reazioni delle organizzazioni non governative
Nel corso della settimana, oltre 100 organizzazioni non governative internazionali hanno firmato una lettera aperta in cui contestano le affermazioni israeliane riguardo all’ingresso degli aiuti a Gaza. Secondo queste ONG, “la maggior parte delle principali organizzazioni internazionali non è riuscita a far arrivare neppure un camion di forniture salvavita dal 2 marzo”. Israele attribuisce la difficoltà nella distribuzione alla “negligenza o inefficienza” delle Nazioni Unite e dei gruppi umanitari. Tuttavia, il ministro della Salute di Gaza, sotto il controllo di Hamas, ha riportato che il numero di vittime per fame e malnutrizione è salito a 271, tra cui 112 bambini.
Strategia comunicativa verso gli elettori statunitensi
Secondo un articolo pubblicato da Haaretz, il ministero degli Esteri israeliano ha investito somme considerevoli per portare influencer americani in Israele. Questi fondi sono stati veicolati attraverso l’organizzazione filo-coloni Israel365, scelta per il suo “ruolo unico nel trasmettere una linea chiaramente pro-Israele“. L’iniziativa sembra mirare a rassicurare i giovani elettori repubblicani e l’ala trumpiana, preoccupati per il sostegno dell’amministrazione Trump al governo israeliano di Benjamin Netanyahu. Dati recenti del Pew Research Center indicano che solo il 48% dei repubblicani sotto i 50 anni ha un’opinione favorevole di Israele, suggerendo una crescente necessità di riconnettersi con questa fascia di elettorato.
L’operazione di comunicazione continua a suscitare dibattiti e polemiche, evidenziando le tensioni esistenti tra le narrazioni ufficiali e le realtà sul campo, mentre la crisi umanitaria a Gaza rimane un tema centrale nel dibattito internazionale.