Il governo di Israele ha recentemente dato il via libera alla costruzione di 3.400 unità abitative nella zona E1, un’area strategica situata tra Gerusalemme Est e l’insediamento di Maale Adumim. Questa decisione, comunicata dall’organizzazione Peace Now, ha suscitato un acceso dibattito a livello internazionale, con critiche che giungono da diversi ministri degli Esteri europei e dal Regno Unito.
Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, ha definito la decisione come un passo “significativo” per eliminare l’idea di una soluzione basata su due Stati. Secondo Smotrich, ogni nuova unità abitativa rappresenta “un chiodo sulla bara di questa idea pericolosa”. L’area in questione, che si estende per circa 12 chilometri quadrati, è considerata particolarmente delicata, poiché la sua urbanizzazione potrebbe di fatto compromettere la continuità territoriale della Cisgiordania e ostacolare la creazione di uno Stato palestinese.
Accelerazione dell’offensiva a Gaza City
Nel frattempo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di intensificare l’offensiva delle Forze di Difesa israeliane (IDF) a Gaza City. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, Netanyahu ha ordinato all’esercito di accelerare i tempi per la conquista degli ultimi bastioni di Hamas. Ha espresso gratitudine ai riservisti e alle famiglie dei soldati, sottolineando l’importanza della mobilitazione in corso. Fonti militari indicano che i piani per la presa di Gaza City saranno presentati a Netanyahu nelle prossime ore, in preparazione della nuova offensiva.
In un’intervista al podcast britannico Triggernometry, Netanyahu ha chiarito di non avere intenzione di costruire insediamenti nella Striscia di Gaza, prendendo le distanze dalle affermazioni di Smotrich.
Hamas accusa Israele di disprezzo per la mediazione
Il portavoce delle IDF, Eddie Defrin, ha descritto Hamas come un’organizzazione di guerriglia “malconcia e ferita”, sottolineando che l’IDF ha già richiamato decine di migliaia di riservisti per un’offensiva pianificata. Defrin ha dichiarato che l’esercito intensificherà gli attacchi a Gaza City, colpendo le infrastrutture di Hamas sia in superficie che sottoterra. Ha anche affermato che le operazioni preliminari sono già in corso, con le truppe che stanno prendendo il controllo delle periferie della città.
Hamas, in risposta, ha denunciato l’operazione israeliana come un chiaro disprezzo per gli sforzi di mediazione. Ha lanciato un appello per uno sciopero globale, invitando il mondo a mobilitarsi in solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza e a intervenire contro l’aggressione israeliana.
Reazioni internazionali alla costruzione in Cisgiordania
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha definito la decisione di Israele di procedere con nuovi insediamenti in Cisgiordania come “inaccettabile” e contraria al diritto internazionale. Tajani ha esortato il governo israeliano a collaborare con l’Autorità Nazionale Palestinese per garantire stabilità nella regione.
Anche il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha condannato il piano israeliano, sottolineando che, se attuato, rappresenterebbe una violazione del diritto internazionale e comprometterebbe gravemente la soluzione dei due Stati. Lammy ha chiesto a Israele di tornare sui propri passi.
Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha espresso la sua contrarietà al piano, affermando che esso renderebbe impossibile la realizzazione di una soluzione a due Stati. Wadephul ha sottolineato l’importanza di evitare tali piani per garantire la libertà dei palestinesi.
Israele e la condizione per un cessate il fuoco
Secondo quanto riportato da Axios, Israele accetterà un accordo di cessate il fuoco a Gaza solo se comprenderà il rilascio di tutti gli ostaggi e la sconfitta di Hamas. Questo è emerso da un incontro a Parigi tra il ministro israeliano per gli Affari Strategici, Ron Dermer, e alti funzionari del Qatar. Le trattative sono caratterizzate da una massima riservatezza, in un contesto di decisioni delicate e cruciali.
Un funzionario israeliano ha evidenziato che il governo sta valutando le proposte di mediazione, mentre i mediatori regionali e internazionali cercano di evitare un’ulteriore escalation del conflitto.
