Lo studioso Vinceti sostiene: “Il furto della Gioconda è una messinscena”

Marianna Ritini

Agosto 20, 2025

Il furto della Gioconda, avvenuto tra il 21 e il 22 agosto del 1911 al Museo del Louvre di Parigi, è da sempre considerato uno dei colpi più audaci nella storia dell’arte. Tuttavia, il ricercatore Silvano Vinceti ha recentemente messo in discussione la narrazione tradizionale, sostenendo che il vero autore del furto non sia stato Vincenzo Peruggia, ma i fratelli Lancellotti. Le sue affermazioni emergono in occasione del 114° anniversario dell’evento, con dettagli che si trovano nel suo ultimo libro, “La Gioconda svelata”, pubblicato da Susil Edizioni.

Nuove rivelazioni sul furto

Secondo Vinceti, la storia comunemente accettata, che dipinge Peruggia come un patriota italiano che rubò il dipinto per riportarlo in patria, è solo una facciata. Il ricercatore ha avviato la sua indagine dopo essere stato contattato da Graziano Ballinari, un residente di Cadero, un piccolo comune vicino a Dumenza, in provincia di Varese. Ballinari ha rivelato a Vinceti che suo padre conosceva la moglie di Michele Lancellotti, uno dei due fratelli coinvolti nel furto. Questo ha spinto Vinceti a scavare più a fondo, scoprendo che Peruggia era solo un attore secondario in un piano orchestrato da un gruppo ben organizzato.

Vinceti ha identificato come protagonisti del furto un presunto marchese di nome Eduardo de Valfierno, un pittore e falsario francese di nome Yves Chaurdon e i già citati Lancellotti. Contrariamente alla credenza popolare, il dipinto non sarebbe stato nascosto nell’appartamento di Peruggia a Parigi, ma piuttosto portato a Cadero, dove rimase occultato per oltre due anni.

Documenti e testimonianze che cambiano la narrazione

La ricerca di Vinceti ha portato alla luce documenti originali e interrogatori della polizia francese, conservati negli archivi di Stato di Firenze e Parigi. Questi documenti, in particolare le dichiarazioni del personale del Louvre presente il giorno del furto, mettono in discussione le affermazioni di Peruggia. Uno degli interrogatori condotti dall’ispettore Vignolle ha rivelato contraddizioni nelle dichiarazioni del decoratore, evidenziando come le testimonianze raccolte non supportassero la sua versione dei fatti.

Vinceti ha sottolineato che gli elementi raccolti e le prove trascurate durante il processo hanno portato a una conclusione sorprendente: Peruggia non avrebbe mai messo piede al Louvre il 21 agosto 1911 e il furto sarebbe stato perpetrato dai fratelli Lancellotti. Un dettaglio significativo emerso dalle indagini riguarda il padre dei Lancellotti, un maresciallo della Guardia di Finanza, che avrebbe pagato Peruggia affinché si assumesse la responsabilità del furto e si facesse arrestare.

Il mistero della Gioconda: autentico o falso?

Un altro aspetto intrigante della ricerca di Vinceti è la questione dell’autenticità del dipinto restituito a Firenze. Secondo alcune testimonianze, l’opera ritrovata non sarebbe stata l’originale, ma una copia ben realizzata. Vinceti ha anche scoperto una lettera inviata al direttore degli Uffizi da Torino nel febbraio del 1914, in cui si menziona un truffatore francese legato al furto e l’esistenza di copie della Gioconda vendute a ricchi americani.

Un interrogativo rimane aperto: cosa rubarono realmente i fratelli Lancellotti? Era l’autentica Gioconda di Leonardo o un falso? La storia si complica ulteriormente con la scoperta da parte dello studioso francese Bertrand Jestaz, il quale ha trovato documenti storici che attestano la vendita di opere d’arte da parte del discepolo di Leonardo, Gian Giacomo Caprotti, noto come Salai, nel 1518.

Le rivelazioni di Vinceti non solo riscrivono un capitolo fondamentale della storia dell’arte, ma pongono anche interrogativi sul valore e l’autenticità dell’opera più famosa al mondo.

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