Kęstutis Budrys, il ministro degli Esteri della Lituania, ha recentemente rilasciato un’intervista all’Adnkronos, in cui ha affrontato il tema del sostegno all’Ucraina e il rischio di cedere al ricatto del presidente russo Vladimir Putin. Durante la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, tenutasi nel 2025, Budrys ha delineato la posizione della Lituania e delle nazioni circostanti, sottolineando l’importanza di mantenere una posizione ferma contro ogni tipo di compromesso territoriale.
Incontro tra Trump e Putin
Il 15 agosto 2025, Donald Trump e Vladimir Putin si incontreranno ad Anchorage, in Alaska, per discutere della guerra in corso in Ucraina. Le capitali europee, così come Kyiv, esprimono preoccupazione per la possibilità di una “pace cattiva”, che potrebbe comportare scambi di territori o concessioni unilaterali. In questo contesto, l’intervento di Budrys si rivela cruciale per comprendere le intenzioni della Lituania e dei paesi del Baltico, che si oppongono fermamente a qualsiasi tipo di compromesso che possa mettere a repentaglio la sicurezza dell’Europa.
Budrys ha affermato che “l’Europa deve avere una linea comune e coerente”, evidenziando che non si può barattare la sicurezza con porzioni di territorio e che non si deve premiare l’aggressione. La sua posizione è chiara: se l’Ucraina dovesse essere lasciata sola, le conseguenze ricadrebbero su tutta l’Europa. Nelle 48 ore precedenti, mentre da Washington emergevano proposte per soluzioni creative, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i leader europei hanno ribadito le loro “linee rosse”: nessuna concessione territoriale senza garanzie concrete.
Le sanzioni come strumento di pressione
Budrys ha anche discusso dell’importanza delle sanzioni imposte all’economia russa. Il 18° pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea ha abbassato il price cap sul greggio russo, introducendo un meccanismo per mantenerlo al di sotto del prezzo di mercato. Questo è un passo significativo per ridurre le entrate energetiche di Mosca senza destabilizzare i mercati. Budrys ha sottolineato la necessità di far rispettare rigorosamente il price cap, in particolare in mare, poiché la flotta russa opera spesso al di fuori delle normative.
Le autorità baltiche hanno intensificato i controlli sulla navigazione e la sicurezza marittima, evidenziando i rischi legati a navi di dubbia provenienza. L’Unione Europea ha cominciato a colpire non solo le aziende energetiche russe, ma anche i facilitatori e i proprietari di navi legate alla flotta ombra. L’Organizzazione Marittima Internazionale ha alzato il livello di attenzione sulle aree sensibili, poiché le petroliere non tracciabili possono mettere a rischio infrastrutture e ambiente. L’applicazione delle sanzioni e il monitoraggio portuale diventano quindi parte integrante della strategia di deterrenza.
Investimenti nella difesa e nella ricostruzione
Budrys ha annunciato che la Lituania prevede di investire il 4% del proprio PIL nella difesa quest’anno, con un aumento al 5% dal 2026. Questa decisione non è dettata dalla volontà di combattere, ma dalla necessità di garantire una deterrenza credibile. Se l’Alleanza Atlantica non riuscisse a muoversi in modo coeso nel supporto all’Ucraina, si potrebbe tornare a una “coalizione dei volenterosi” per inviare istruttori nel Paese.
Inoltre, la ricostruzione dell’Ucraina è già in corso e non può aspettare gli sviluppi politici. Durante la Conferenza Urc 2025 a Roma, la Lituania ha firmato accordi per sostenere l’istruzione ucraina, con la creazione di un hub scolastico a Žytomyr e progetti di energia solare per scuole e asili. Budrys ha fatto riferimento anche all’Italia, sottolineando la collaborazione con Roma su progetti concreti, come la costruzione di scuole con rifugi anti-bomba. Questo approccio dimostra che è possibile ricostruire mentre si combatte, garantendo un’istruzione sicura per i bambini.
Strategia contro la Cina e il processo di adesione dell’Ucraina
Infine, Budrys ha affrontato il tema della Cina, affermando che la strategia non è anti-cinese, ma mira a stabilire regole chiare. Le aziende che aggirano le sanzioni esportando componenti militari devono essere sanzionate, indipendentemente dalla loro posizione. Questo approccio è parte dei nuovi pacchetti di sanzioni dell’Unione Europea, che mirano a colpire chi supporta l’apparato bellico russo.
In merito al processo di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, i negoziati sono stati ufficialmente avviati a Bruxelles, con uno screening in corso fino all’autunno. Questo percorso, sebbene ricco di ostacoli, rappresenta un segnale politico importante, soprattutto in un momento in cui si discute di cessate il fuoco. Mantenere viva la prospettiva europea è fondamentale per contrastare la narrativa di Putin secondo cui “l’Occidente è stanco”.