Un recente studio ha rivelato che anche i gatti anziani possono sviluppare forme di demenza, con accumuli di beta-amiloide nel cervello, simili a quelli riscontrati negli esseri umani affetti da Alzheimer. Questa scoperta, pubblicata il 13 agosto 2025, offre un nuovo modello per la ricerca di trattamenti efficaci contro la malattia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone nel mondo.
Lo studio condotto dagli scienziati
Un team di esperti dell’Università di Edimburgo, collaborando con ricercatori dell’Università della California, dell’Uk Dementia Research Institute e dello Scottish Brain Sciences, ha svolto un’indagine approfondita sul cervello di 25 gatti di diverse età , alcuni dei quali presentavano segni di demenza. L’analisi, effettuata dopo la morte degli animali, ha rivelato un accumulo della proteina tossica beta-amiloide, una delle caratteristiche distintive dell’Alzheimer. Le immagini microscopiche ad alta risoluzione hanno mostrato che la beta-amiloide si accumulava nelle sinapsi, le connessioni tra le cellule cerebrali, nei gatti anziani e in quelli affetti da demenza. La perdita di queste sinapsi è un indicatore significativo di deterioramento della memoria e delle capacità cognitive negli esseri umani affetti da Alzheimer.
In aggiunta, il team ha osservato che le cellule di supporto nel cervello, come gli astrociti e le microglia, ‘divoravano’ le sinapsi danneggiate attraverso un processo noto come potatura sinaptica. Sebbene questo processo sia essenziale durante lo sviluppo cerebrale, può contribuire alla perdita di sinapsi nei casi di demenza. Gli autori dello studio, finanziato da Wellcome e dall’Uk Dementia Research Institute, sostengono che tali risultati non solo aiuteranno a comprendere meglio la demenza nei gatti, ma potrebbero anche avere implicazioni per il trattamento degli esseri umani affetti da Alzheimer.
Somiglianze tra demenza felina e Alzheimer
Tradizionalmente, la ricerca sulla malattia di Alzheimer si è basata su modelli di roditori geneticamente modificati, che non sviluppano naturalmente demenza. Tuttavia, lo studio sui gatti affetti da demenza potrebbe fornire un’importante opportunità per approfondire la conoscenza della malattia e contribuire allo sviluppo di nuove terapie per entrambi, gatti e umani. Robert McGeachan, responsabile della ricerca, ha sottolineato le sorprendenti somiglianze tra la demenza nei felini e l’Alzheimer negli esseri umani. Questo porta a considerare l’idea che i trattamenti promettenti per l’Alzheimer umano possano essere efficaci anche per gli animali domestici anziani, i quali sviluppano cambiamenti cerebrali in modo naturale.
La demenza non ha solo un impatto sugli animali, ma anche sulle famiglie che li accudiscono. Danièlle Gunn-Moore, cattedratica di Medicina felina presso la Royal (Dick) School of Veterinary Studies, ha evidenziato quanto sia angosciante la situazione sia per i gatti che per i loro proprietari. La ricerca come quella presentata offre la possibilità di comprendere meglio come affrontare questa condizione, che colpisce profondamente la vita quotidiana di molti.
