Anatolia: il misterioso cerchio dei bambini scomparsi nel tempo

Lorenzo Di Bari

Agosto 7, 2025

In Anatolia centrale, attualmente parte della Turchia, si sta rivelando un passato affascinante grazie alla recente scoperta di quello che è stato definito “il cerchio dei bambini perduti”. Durante la diciottesima campagna di scavo, avvenuta nel 2025 presso il sito di UÅŸaklı Höyük, la Missione Archeologica Italiana, sotto la direzione dell’Università di Pisa, ha rinvenuto i resti di sette bambini, collocabili nel contesto delle pratiche rituali dell’epoca degli Ittiti, risalenti all’età del Bronzo, in particolare tra il XVII e il XII secolo a.C.

La scoperta all’interno della struttura circolare

La scoperta ha avuto luogo all’interno di una struttura nota come ‘Struttura Circolare’, un edificio in pietra che ha già suscitato l’interesse della comunità scientifica negli ultimi anni. Le ossa dei bambini non erano disposte in tombe tradizionali, bensì sparse tra frammenti ceramici, resti di animali e ceneri, suggerendo la possibilità di riti sacri, simili a quelli praticati nei tofet delle antiche città fenicie.

Il ruolo della struttura circolare

Il professor Anacleto D’Agostino, archeologo dell’Università di Pisa e responsabile dello scavo, ha evidenziato l’importanza del legame tra i resti umani e l’architettura monumentale, sottolineando che si tratta di uno spazio con funzione rituale, connesso a pratiche comunitarie e ai valori simbolici della società ittita. Un elemento particolarmente significativo emerso dallo scavo è il dente di un infante, in ottimo stato di conservazione. Questo reperto non solo consentirà una datazione precisa, ma attraverso le analisi del DNA potrebbe fornire informazioni genetiche fondamentali sulla popolazione che abitava il sito, attualmente identificato da molti studiosi con la città sacra di Zippalanda, dedicata al culto del Dio della Tempesta.

Le nuove scoperte nell’area F

UÅŸaklı Höyük, situato sull’altopiano anatolico centrale, rappresenta uno dei principali insediamenti ittiti studiati in Anatolia. La campagna di scavi del 2025, condotta dall’Università di Pisa in collaborazione con università turche e internazionali, ha coinvolto diverse aree strategiche del sito. Nella cosiddetta Area F, gli archeologi hanno scoperto nuove murature risalenti a una fase avanzata dell’occupazione ittita, che sembrano confermare una continuità d’uso della ‘Struttura Circolare’, probabilmente con una funzione cultuale. Le pavimentazioni e le stratificazioni orientali indicano un’occupazione prolungata, rafforzando l’idea che questo spazio fosse il centro sacro dell’insediamento.

Documentazione storica nell’acropoli

All’interno dell’acropoli, gli scavi hanno rivelato per la prima volta una sequenza di abitazioni e spazi pubblici che coprono un ampio arco temporale, dall’età del Ferro fino al periodo ellenistico. Un deposito di distruzione, rinvenuto a quattro metri di profondità, ha restituito pietre carbonizzate e ceneri, potenzialmente in grado di fornire nuovi dettagli su una fase storica ancora poco conosciuta della regione.

Studi sulla necropoli medievale

In parallelo, nell’Area G, proseguono le ricerche sulla necropoli medievale, con analisi genetiche su una famiglia sepolta che potrebbero fornire nuovi indizi sulla ricomposizione demografica dell’Anatolia dopo la storica battaglia di Manzikert, avvenuta nel 1071 d.C.

Documentazione materiale e pratiche rituali

A fianco degli elementi strutturali e umani, la Missione Archeologica Italiana ha raccolto una vasta gamma di reperti materiali, tra cui ceramiche, resti animali, semi e carboni, che raccontano un’economia mista di allevamento, caccia e pratiche rituali. In Area F, una fossa contenente resti di cavalli, bovini, caprovini, asini e persino una lepre potrebbe indicare cerimonie collettive o offerte sacrificali.

Prospettive future della ricerca

Gli studi archeobotanici e genetici sono ancora in fase di sviluppo, con l’obiettivo di ricostruire l’ambiente agricolo e la composizione biologica delle antiche popolazioni anatoliche. Le analisi del DNA umano e animale, condotte presso il laboratorio Human_G dell’Università Hacettepe di Ankara, promettono di fornire risultati innovativi per la comprensione delle dinamiche sociali e culturali della regione.

Il progetto rappresenta l’unica Missione Archeologica Italiana attiva in un sito ittita della Turchia e beneficia della collaborazione con numerose istituzioni turche ed europee, tra cui le università di Koç, UCL, Firenze, Siena, Roma Sapienza e Hacettepe. È finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano, dalla Fondazione per l’Oriente Mediterraneo, dal Progetto Prin AlandAcon con fondi Next Generation EU e dall’Università di Oxford. Un’iniziativa che unisce ricerca scientifica, formazione e diplomazia culturale, contribuendo a far luce su una civiltà millenaria e i suoi enigmi ancora da svelare.

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