Gershon Baskin, attivista israeliano e mediatore noto per il suo ruolo nella liberazione del caporale Gilat Shalit nel 2011, ha rilasciato dichiarazioni critiche riguardo al piano del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di occupare la Striscia di Gaza. In un’intervista pubblicata il 5 agosto 2025, Baskin ha evidenziato come questa strategia possa aggravare ulteriormente la situazione per i 2,2 milioni di palestinesi presenti nell’enclave. Secondo Baskin, l’occupazione non solo isolerebbe Israele a livello internazionale, rendendolo uno Stato-paria, ma metterebbe anche in pericolo la vita degli ostaggi e dei soldati israeliani.
Baskin ha descritto le azioni di Netanyahu come una “pazzia”, affermando che non si tratta di una guerra strategica ma di una manovra politica finalizzata alla sua sopravvivenza nel governo. L’attivista ha avvertito che l’occupazione della Striscia di Gaza non porterà alcun beneficio strategico, ma solo ulteriori morti e distruzione. Ha sottolineato che i palestinesi, già provati da traumi e difficoltà, percepiranno sempre di più gli israeliani come occupanti e nemici, aumentando il rischio di conflitti futuri.
Le conseguenze dell’occupazione
Baskin ha messo in guardia sulle conseguenze devastanti che l’occupazione della Striscia di Gaza potrebbe avere. Secondo il suo punto di vista, ogni soldato israeliano presente nella regione diventerebbe un bersaglio da colpire, intensificando il ciclo di violenza. L’attivista ha richiamato l’attenzione sul fatto che Israele è già accusato di crimini di guerra e genocidio, e che la comunità internazionale non tollererà ulteriormente violazioni del diritto internazionale. Baskin ha esortato a riflettere su come la situazione attuale possa portare a sanzioni contro Israele da parte di diversi Paesi.
I dubbi su Trump e il piano di Netanyahu
Baskin ha espresso perplessità riguardo al sostegno del presidente americano Donald Trump al piano di Netanyahu, suggerendo che il leader israeliano potrebbe averlo convinto che l’occupazione sia la strada giusta per sconfiggere Hamas. Tuttavia, Baskin ha notato che Trump potrebbe non essere realmente interessato agli sviluppi in Gaza e in Israele, considerando la questione come estranea al suo ambito di interesse. Ha sottolineato che, se il piano di Netanyahu dovesse essere attuato, sarebbe un chiaro segno che Israele non ha appreso dalle esperienze passate di occupazione.
Accordo come unica via per la liberazione degli ostaggi
Baskin ha dichiarato che l’unico modo per garantire la liberazione degli ostaggi, che dal 7 ottobre 2023 si trovano ancora in Gaza, è attraverso un accordo che ponga fine alla guerra. Ha evidenziato la necessità di un’intesa con Hamas, simile a quella raggiunta per Shalit nel 2011. L’attivista ha visto con favore il ruolo di mediazione di Paesi come Qatar, Egitto e Stati Uniti, ritenendo che un accordo possa essere la chiave per una risoluzione pacifica.
Riconoscere lo Stato palestinese
Infine, Baskin ha sottolineato l’importanza del riconoscimento dello Stato palestinese da parte della comunità internazionale, inclusa l’Italia. Ha accolto positivamente la decisione di alcuni Paesi occidentali di riconoscere la Palestina a partire da settembre 2025, esortando l’Italia a seguire questo esempio. Secondo Baskin, se l’Italia è realmente favorevole alla soluzione a due Stati, deve impegnarsi a riconoscere la Palestina, considerando che già riconosce Israele. Ha messo in evidenza che la questione non dovrebbe essere influenzata dalle relazioni con Netanyahu, ma piuttosto dalla volontà di contribuire a una soluzione duratura al conflitto.
