La visita dell’inviato americano Steve Witkoff a Mosca, programmata per mercoledì 6 agosto 2025, non deve suscitare aspettative eccessive. A dichiararlo è stato Stefano Stefanini, senior advisor dell’Ispi e ex ambasciatore presso la Nato, in un’intervista rilasciata all’agenzia Adnkronos. Secondo Stefanini, ci si può attendere un certo “incoraggiamento” per proseguire i contatti già avviati a Istanbul, ma è improbabile che da questo incontro possa emergere una vera e propria svolta diplomatica. L’ex ambasciatore ha sottolineato che non ci sono segnali da parte del presidente russo Vladimir Putin che indichino la volontà di fermare le ostilità in Ucraina, almeno per il periodo estivo.
Ultimatum di Trump a Putin
La missione di Witkoff arriva in un momento delicato, a pochi giorni dalla scadenza dell’ultimatum lanciato da Donald Trump a Putin per accettare un cessate il fuoco in Ucraina. L’inviato americano si trova a Mosca in un contesto di tensione, accentuata dall’ordine di Trump di spostare due sottomarini nucleari nelle vicinanze della Russia. Questo movimento, secondo Stefanini, è una risposta agli attacchi verbali dell’ex presidente Dmitry Medvedev e suggerisce che Trump stia cercando di stabilire un dialogo diretto con Mosca, senza compromettere la posizione dell’Ucraina.
Minacce di sanzioni e credibilità
Stefanini ha messo in discussione la credibilità delle minacce di sanzioni avanzate da Trump, affermando che l’annuncio riguardante i sottomarini nucleari rientra in una strategia di “alzare la posta” per giungere a un accordo, il cui contenuto rimane incerto. Witkoff, descritto come un “uomo di fiducia” del presidente repubblicano, ha il compito di esplorare le possibilità di un compromesso, in linea con la tradizione dei “deal” di Trump. Riguardo alle minacce di sanzioni secondarie contro i Paesi che continuano a comprare petrolio dalla Russia, Stefanini ha espresso scetticismo, evidenziando i potenziali problemi commerciali che potrebbero sorgere, specialmente con partner come l’India.
Rischio di conflitto nucleare
Affrontando il tema del rischio di un conflitto nucleare, Stefanini ha invitato a non lasciarsi ingannare dalla retorica attuale. Ha affermato che non esiste un rischio maggiore rispetto a quello di un mese o due anni fa. L’escalation attuale è principalmente verbale e, sebbene possa destare preoccupazione, non si configura un reale scenario di guerra nucleare. Secondo l’ex ambasciatore, il vero allarme risiede nel progressivo “sgretolamento” della rete di controllo degli armamenti, una situazione che si è aggravata dopo l’Atto finale di Helsinki. Il rischio nucleare è presente da settant’anni, ma sembra emergere con maggiore urgenza solo ora, in seguito alle dichiarazioni di Medvedev riguardo alle armi tattiche.
Critiche all’ambasciatore russo
Infine, Stefanini ha commentato le affermazioni dell’ambasciatore russo a Roma, Alexei Paramonov, il quale ha dichiarato che al momento non ci si può fidare degli interlocutori italiani. Secondo Stefanini, in Italia esiste un sentimento di amicizia verso la Russia, testimoniato da legami economici e culturali, ma ciò non ha impedito al governo italiano, guidato dal presidente Sergio Mattarella, di condannare l’invasione russa dell’Ucraina. L’ex ambasciatore ha chiarito che non si tratta di russofobia, ma di una critica legittima all’operato della Russia in Ucraina, paragonando la situazione a chi critica le azioni di Israele a Gaza senza essere accusato di antisemitismo.