Terapia fagica al Sacco di Milano: virus naturali contro i superbatteri resistenti

Lorenzo Di Bari

Agosto 4, 2025

Un innovativo trattamento contro le infezioni da Pseudomonas aeruginosa è stato recentemente sviluppato all’ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano. Questo approccio, basato sull’uso di batteriofagi, rappresenta uno dei primi casi al mondo di applicazione clinica di questa tecnologia per curare un’ulcera da pressione infetta, che si era dimostrata resistente a tutti gli antibiotici disponibili. La notizia è stata comunicata dall’ospedale il 4 agosto 2025, sottolineando l’importanza di questa scoperta nel panorama della medicina infettivologica.

Il trattamento innovativo

L’ASST Fatebenefratelli Sacco ha implementato un trattamento basato su batteriofagi, virus naturali progettati per attaccare specificamente i batteri. Questo approccio è stato utilizzato per trattare un paziente affetto da un’ulcera da pressione infetta da Pseudomonas aeruginosa, un microrganismo noto per la sua resistenza agli antibiotici. L’infezione, che non rispondeva più ai trattamenti tradizionali, ha costretto i medici a cercare soluzioni alternative. La terapia fagica è stata scelta come un’opzione terapeutica innovativa, in grado di affrontare batteri resistenti e complessi.

Il trattamento è stato coordinato dal dottor Matteo Passerini, infettivologo del Dipartimento di Malattie infettive dell’ospedale. È stato somministrato in un contesto compassionevole, dove le opzioni terapeutiche convenzionali erano esaurite. Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e il centro di ricerca della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, è stato possibile produrre fagi personalizzati per il trattamento del paziente. Ogni fase del processo, dalla selezione del fago al monitoraggio clinico, è stata seguita da un’équipe multidisciplinare, garantendo un approccio completo e sicuro.

I risultati del trattamento

Dopo l’applicazione della terapia fagica, i risultati iniziali sono stati promettenti. I medici hanno confermato l’eradicazione del batterio attraverso ripetuti prelievi dalla ferita, mostrando un miglioramento clinico significativo della lesione. Questo progresso ha reso possibile per la paziente essere considerata per un intervento di innesto cutaneo, una procedura precedentemente controindicata a causa della presenza del batterio.

Questa esperienza offre nuove speranze per i pazienti affetti da infezioni croniche e complesse, dove le terapie tradizionali hanno fallito. Gli esperti hanno sottolineato che l’integrazione della terapia fagica nel trattamento delle infezioni rappresenta un passo fondamentale verso il superamento delle sfide poste dai batteri resistenti. La possibilità di utilizzare queste “armi naturali” per combattere batteri pericolosi senza compromettere il microbiota è un aspetto cruciale per il futuro della medicina infettivologica.

Collaborazione e innovazione nella ricerca

La realizzazione di questo trattamento innovativo è frutto di una sinergia tra istituzioni di ricerca italiane e internazionali. Andrea Gori, professore ordinario di Malattie infettive all’Università Statale di Milano e direttore dell’Unità di Malattie infettive dell’ASST Fatebenefratelli Sacco, ha commentato l’importanza della collaborazione tra centri di ricerca e l’innovazione clinica. Ha evidenziato come questa esperienza dimostri che l’unione delle forze scientifiche possa portare a soluzioni efficaci per problemi medici attuali con limitate opzioni terapeutiche.

La terapia fagica apre nuove prospettive nel trattamento delle infezioni resistenti, offrendo una nuova speranza a quei pazienti per cui le terapie tradizionali si sono rivelate inefficaci. La continua ricerca e sviluppo in questo campo potrebbe portare a ulteriori progressi significativi nella lotta contro le infezioni batteriche, contribuendo a migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti.

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