Strage di Bologna, Bernini critica: “Non un omaggio ma un comizio politico”

Lorenzo Di Bari

Agosto 3, 2025

La giornata del 2 agosto 2025 ha visto la ministra dell’Università, Annamaria Bernini, al centro di una polemica durante le celebrazioni per il 45esimo anniversario della strage di Bologna. In un contesto di commemorazione, Bernini ha espresso il suo disappunto riguardo alla natura politica di alcuni interventi, ritenendoli inadeguati rispetto al significato della ricorrenza. “Non è stato facile stare su quel palco, per me è stata una giornata complicata”, ha dichiarato, sottolineando la sua difficoltà nel mantenere la presenza in un evento che avrebbe dovuto onorare le vittime.

Le parole della ministra e la contestazione

Durante il suo intervento, Bernini ha fatto riferimento a un clima di comizio politico piuttosto che a una commemorazione autentica. Ha lamentato che i discorsi si siano concentrati su temi come il presidente del Consiglio, il presidente del Senato e questioni legislative, piuttosto che rendere omaggio ai morti della strage avvenuta il 2 agosto 1980. La ministra ha posto una provocatoria domanda al governo: “Se questo accade, mi autorizzate ad alzarmi e andarmene?”. La sua posizione ha suscitato un certo scalpore, evidenziando la tensione tra il rispetto per le vittime e le dinamiche politiche attuali.

La contestazione è emersa in modo particolare a seguito del discorso del presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, Bolognesi, che ha criticato l’operato del governo e il modo in cui viene affrontata la memoria storica della strage. Bolognesi ha affermato che condannare la strage senza riconoscerne la matrice fascista equivale a ignorare le radici del problema. La sua retorica ha messo in evidenza come le responsabilità storiche non possano essere eluse, richiamando l’attenzione sulla trasversalità delle forze politiche coinvolte.

La replica di Bolognesi e il contesto storico

Bolognesi ha sottolineato l’importanza di non riscrivere la storia per interessi politici, affermando che il rispetto per le istituzioni non deve tradursi in accettazione di riscritture della verità. Ha evidenziato il legame tra gli autori della strage e il passato fascista, sottolineando che gli amici degli stragisti non si trovano esclusivamente a destra, ma in una rete più ampia che attraversa le varie forze politiche. Ha richiamato alla memoria la loggia P2 e il Movimento Sociale Italiano, evidenziando come le ideologie estremiste abbiano storicamente cercato di minare la democrazia.

La ministra Bernini ha risposto a queste affermazioni, esprimendo solidarietà ai familiari delle vittime e sottolineando l’impegno del governo a garantire trasparenza e giustizia. Ha affermato di voler continuare a collaborare con l’Associazione delle vittime, pur mantenendo il suo dissenso rispetto alle affermazioni di Bolognesi. La sua posizione ha messo in luce la necessità di un dialogo costruttivo, anche in presenza di divergenze di opinione.

Il futuro della memoria e delle istituzioni

Bernini ha concluso il suo intervento ribadendo l’importanza di rispettare la memoria delle vittime e il dolore dei familiari. Ha affermato che il suo ruolo come rappresentante del governo implica l’obbligo di ascoltare e rispettare le opinioni di tutti, anche quando non si è d’accordo. Il suo impegno è quello di garantire che le istanze dei familiari delle vittime vengano ascoltate e che si continui a lavorare per la verità e la giustizia.

Il dibattito scaturito dalle celebrazioni ha messo in evidenza la fragilità della memoria storica in un contesto politico complesso. Le parole di Bernini e Bolognesi rappresentano due facce di una stessa medaglia: da un lato, il dovere di onorare le vittime e, dall’altro, la necessità di affrontare le questioni irrisolte del passato. La sfida è quella di mantenere viva la memoria storica senza cadere nella trappola della strumentalizzazione politica, un obiettivo che richiede impegno e responsabilità da parte di tutte le istituzioni.

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