L’isola maledetta delle bambole in Messico: la verità dietro la leggenda di Don Julián

Bambole Messico

Centinaia di bambole ti osservano: ecco l’isola più inquietante del Messico - www.didatticanda.it

Franco Fogli

Agosto 3, 2025

Nel cuore dei canali di Xochimilco si nasconde l’Isla de las Muñecas: centinaia di bambole rotte penzolano dagli alberi in un’atmosfera surreale, nata dalla leggenda di una bambina annegata.

Nel sud di Città del Messico, immersa nei canali di Xochimilco, c’è un luogo che sembra uscito da un incubo. L’Isla de las Muñecas non è un parco a tema, né il set di un film. È reale, e ogni anno migliaia di visitatori si avventurano tra bambole rotte, scolorite, mutilate, appese agli alberi, ai muri, ai tronchi. Tutto qui è fermo e inquietante. Non ci sono voci umane, solo sguardi fissi di vetro e plastica che osservano in silenzio. Eppure, è uno dei luoghi più iconici del folklore messicano.

Il nome dell’isola richiama subito la leggenda da cui è nata. Negli anni ’50, un uomo di nome Don Julián Santana Barrera si ritirò a vivere su una delle chinampas — piccole isole artificiali costruite nel sistema lacustre. La sua vita cambiò quando trovò il corpo senza vita di una bambina nelle acque vicine. Poco dopo, vide una bambola galleggiare, raccolse quel giocattolo e lo appese a un albero, convinto fosse un gesto utile a placare lo spirito della piccola. Da lì cominciò a raccogliere altre bambole, trovate nei canali o recuperate dai rifiuti. Ne appese centinaia. E non si fermò più.

Per oltre cinquant’anni, Don Julián visse in mezzo a quegli oggetti rotti, dando vita a un paesaggio disturbante e affascinante allo stesso tempo. Morì nel 2001, proprio nel punto dove diceva di aver trovato la bambina. L’isola è rimasta come lui l’ha lasciata. Un luogo cristallizzato nel tempo, dove la leggenda e la realtà si fondono.

Il fascino oscuro di un luogo unico al mondo

Chi visita l’isola lo fa per molte ragioni. Alcuni sono spinti dalla curiosità, altri dalla passione per le leggende, altri ancora cercano esperienze fuori dal comune. Camminare tra le bambole appese è come entrare in un museo dell’inquietudine, ma senza vetrine, né spiegazioni. Non ci sono cartelli, né luci artificiali. Solo silenzio, vento e occhi spalancati ovunque si guardi.

Le bambole sono mutilate, scolorite, polverose. Alcune sono legate con filo di ferro, altre pendono da corde, alcune sono conficcate nei rami. C’è chi dice di averle viste muoversi, chi parla di occhi che si chiudono e si riaprono da soli. Alcuni visitatori lasciano nuove bambole in segno di rispetto. Altri portano fiori, fotografie, messaggi.

Il folklore messicano è pieno di storie di spiriti, anime vaganti, rituali antichi. L’Isla de las Muñecas è diventata una delle mete più celebri del turismo oscuro. Anche registi e documentaristi sono stati attratti dal luogo: Tim Burton ha visitato l’isola nel 2012, incuriosito dal suo aspetto gotico. Secondo alcune fonti, non l’ha trovata così spaventosa, ma abbastanza suggestiva da lasciargli un’impressione forte.

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L’isola è stata protagonista di numerosi documentari e servizi tv, da Ghost Adventures a Destination Truth. Alcune riprese notturne hanno catturato rumori inspiegabili, movimenti impercettibili, suoni che sembrano sussurri tra gli alberi. Fenomeni che rafforzano la leggenda e attirano nuovi visitatori, pronti a mettere alla prova il proprio coraggio.

Come raggiungerla e quando andarci

L’accesso all’isola non è immediato, e forse anche questo contribuisce al suo fascino. Per arrivare all’Isla de las Muñecas bisogna partire dai molini di Xochimilco, un quartiere a sud di Città del Messico. Da lì, si sale a bordo di una trajinera, la barca tradizionale messicana decorata a colori vivaci. Il viaggio può durare da una a due ore, in base all’itinerario scelto.

Spesso il tour comprende anche altre chinampas, e non manca la possibilità di ascoltare musica mariachi lungo il tragitto. L’accesso all’isola non è sempre consentito: alcune parti si vedono solo dalla barca, ma basta anche solo lo sguardo da lontano per percepirne la potenza. Si consiglia di portare contanti, perché non tutte le imbarcazioni sono attrezzate per pagamenti elettronici.

Il periodo ideale per visitarla va da ottobre a maggio, lontano dalla stagione delle piogge. Ma per chi vuole vivere un’esperienza ancora più intensa, il momento perfetto è il Día de los Muertos, tra il 31 ottobre e il 2 novembre. In quei giorni, l’isola sembra prendere vita, e le leggende diventano più forti. Secondo la tradizione messicana, in quel periodo i morti tornano a far visita ai vivi, e l’isola diventa un luogo ancora più simbolico. Non è un caso che molti scelgano proprio quei giorni per avvicinarsi all’inquietudine, con rispetto e timore.

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