Dai grandi centri come Milano e Bologna ai piccoli comuni come Cordovado e Credera Rubbiano: scopri le città italiane più vivibili secondo gli ultimi dati su sicurezza, servizi e benessere sociale.
Nel panorama italiano in continua evoluzione, la qualità della vita urbana è diventata uno dei parametri centrali per valutare il benessere delle comunità. Le indagini più autorevoli, tra cui quelle curate dal Sole 24 Ore, individuano ogni anno le città che offrono il miglior equilibrio tra servizi pubblici, sicurezza, ambiente e coesione sociale. L’ultima fotografia restituita dagli studi condotti a livello nazionale ha portato alla luce sette città – grandi e piccole – capaci di rappresentare modelli virtuosi in vari ambiti, dalla sanità al verde pubblico, dall’accessibilità culturale al rispetto per il territorio.
Dai grandi centri ai piccoli comuni: le città che guidano la vivibilità in Italia
Tra i capoluoghi più noti, Bergamo si distingue per il netto miglioramento registrato negli ultimi anni. Dopo l’impatto della pandemia, la città ha investito su politiche ambientali, mobilità sostenibile e infrastrutture moderne, riuscendo a posizionarsi in testa alla classifica della vivibilità. La gestione della ripresa, in particolare, ha rafforzato l’immagine di un centro urbano coeso e pronto alle sfide del futuro. Segue Belluno, che resta stabilmente ai vertici per via del basso tasso di criminalità, della qualità dell’aria e della forte integrazione tra abitanti e territorio. Immersa tra le Dolomiti, la città si conferma una delle realtà più sicure e sane d’Italia, con un’attenzione costante al benessere sociale.
Bologna mantiene un ruolo centrale nel contesto nazionale, unendo servizi sanitari avanzati, trasporti efficienti e un’offerta culturale di primo piano. Il giudizio dei cittadini, espresso in una recente indagine, la premia come la città più vivibile d’Italia, confermando la sua capacità di tenere insieme innovazione e qualità della vita quotidiana.

Milano, con la sua dinamicità economica e apertura internazionale, continua a occupare le prime posizioni. La capitale lombarda eccelle per la rete di servizi pubblici, iniziative ambientali e opportunità professionali, pur dovendo fare i conti con le sfide delle grandi metropoli come il traffico o l’alto costo della vita. Verona, invece, si afferma per la solidità del sistema sanitario, il basso indice di criminalità e un patrimonio storico valorizzato, con una vita cittadina che bilancia perfettamente dimensione umana e attrattività turistica.
Spiccano poi due comuni di piccole dimensioni. Cordovado, nel Friuli-Venezia Giulia, si contraddistingue per il forte senso di comunità, l’elevata sicurezza e la qualità dei servizi pur in un contesto ridotto. Credera Rubbiano, in provincia di Cremona, mostra invece come anche le realtà rurali possano offrire efficienza amministrativa, attenzione all’ambiente e coesione sociale.
Perché la qualità della vita non dipende solo dalla grandezza della città
A emergere con forza è il ruolo crescente delle città medie e dei piccoli comuni. Sempre più italiani scelgono contesti dove il benessere ambientale, la tranquillità e i rapporti sociali siano prioritari rispetto alla sola offerta economica. Se le grandi città restano attrattive per motivi occupazionali e culturali, i centri meno popolosi riescono a garantire una quotidianità più serena, lontana dallo stress e dalla congestione urbana. Elementi come la facilità d’accesso ai servizi, la possibilità di vivere in ambiente sano e sicuro, la presenza di spazi pubblici curati e reti sociali solide rappresentano ormai criteri determinanti per valutare la qualità della vita. Non è un caso che comuni come Cordovado o Credera Rubbiano siano sempre più citati nei rapporti ufficiali come esempi di efficienza e benessere diffuso.
Allo stesso tempo, città come Bergamo e Bologna dimostrano che è possibile coniugare modernità e vivibilità, offrendo ai cittadini servizi d’eccellenza senza i disagi delle metropoli. Queste realtà, che rappresentano un compromesso ideale tra dimensione urbana e qualità esistenziale, indicano una direzione chiara per il futuro dell’urbanizzazione in Italia. La sfida collettiva, nei prossimi anni, sarà quella di estendere questi standard elevati anche ad altre zone della penisola, tramite politiche pubbliche attente e una partecipazione attiva dei cittadini. Solo così sarà possibile costruire un Paese in cui vivere bene non sia un privilegio riservato a pochi, ma un diritto accessibile e diffuso.