Le recenti decisioni tariffarie adottate dagli Stati Uniti stabiliscono un’imposta del 15% “all inclusive” sull’importazione di beni dall’Europa, rendendo l’Unione Europea l’unica a beneficiare di questo trattamento favorevole. Tuttavia, permangono incertezze riguardo agli impegni presi in merito al settore automobilistico, che preoccupano i rappresentanti europei.
Nuove normative tariffarie
Il 28 luglio 2025, il presidente statunitense Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo intitolato “Further Modifying the Reciprocal Tariff Rates“, che definisce i dazi specifici per ogni partner commerciale. Questa nuova normativa sostituisce l’ordine esecutivo 14257, annunciato il 2 aprile dello stesso anno. Secondo il Commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, i nuovi dazi rappresentano i primi frutti dell’accordo raggiunto tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, evidenziando un tetto massimo del 15% sui dazi totali. Tale misura mira a garantire stabilità alle imprese europee e a rafforzare la fiducia nell’economia transatlantica, permettendo agli esportatori europei di competere più efficacemente.
Accordo in fase di formalizzazione
Il Commissario Sefcovic ha sottolineato che il lavoro è ancora in corso, poiché l’accordo verbale tra Trump e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, deve essere formalizzato. La Commissione aveva previsto di pubblicare una dichiarazione congiunta entro il 29 luglio, ma non è certo che questa scadenza sarà rispettata. Questo documento politico dovrà definire i termini per un accordo commerciale più solido, ma richiederà ulteriori trattative.
Impatto sull’industria automobilistica
Un aspetto cruciale per l’Unione Europea è che, sebbene l’ordine esecutivo stabilisca un’imposta massima del 15%, non attua altri elementi dell’accordo di Turnberry. In particolare, non viene ridotto il dazio del 15% sulle automobili e sui componenti automobilistici, imposto dagli Stati Uniti in base all’articolo 232 del Trade Expansion Act. Inoltre, non viene implementato il trattamento speciale per alcuni prodotti strategici, come gli aeromobili.
Rischi per le esportazioni europee
Il settore automobilistico, insieme a quello farmaceutico, è stato uno dei motivi principali che hanno spinto l’Unione Europea a concordare l’accordo, come ha chiarito il Segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick. Senza la riduzione dei dazi, le esportazioni di automobili dall’Unione agli Stati Uniti rischiano di subire un crollo, con conseguenze significative per la produzione europea.
Entrata in vigore delle nuove tariffe
Le nuove tariffe doganali entreranno in vigore per tutti i partner commerciali statunitensi a partire dall’8 agosto 2025. Le merci già in transito o stoccate prima di tale data saranno soggette alle precedenti tariffe del 10%, più quelle derivanti dalla clausola della nazione più favorita (MFN). L’ordine esecutivo stabilisce tariffe per oltre 90 paesi, con una gamma che va dal 41% per la Siria al 10% per il Regno Unito.
Impegni rispettati da Trump
Per quanto riguarda l’Unione Europea, Donald Trump ha rispettato gli impegni presi durante l’incontro di Turnberry, dove ha siglato un accordo politico con Ursula von der Leyen. L’ordine esecutivo introduce un’imposta unica del 15% sulle merci europee, un livello inferiore rispetto al 20% annunciato in precedenza e al 30% che era stato minacciato all’inizio dell’incontro.
Difficoltà nel confronto delle tariffe
Tuttavia, il 15% applicato all’Unione Europea include già le tariffe MFN, mentre per gli altri paesi le tariffe si sommano. Questo rende difficile un confronto diretto tra il trattamento europeo e quello di paesi come la Repubblica Democratica del Congo o la Costa d’Avorio.
Trattamento vantaggioso per l’Unione Europea
L’Unione Europea, pur avendo accettato un accordo considerato ineguale, rimane l’unico partner commerciale degli Stati Uniti a ricevere questo trattamento vantaggioso, che evita l’accumulo di dazi. Gli altri paesi, ad eccezione di Messico e Canada, subiranno l’aggiunta di dazi reciproci alle tariffe MFN.
Questioni geopolitiche e sicurezza
Le questioni in gioco vanno oltre il commercio, coinvolgendo anche il destino dell’Ucraina e la sicurezza europea. Senza il supporto statunitense, gli europei non sarebbero in grado di garantire la propria difesa, avendo ridotto le spese militari negli ultimi decenni. La presenza di armi nucleari americane in Europa è fondamentale per mantenere un deterrente contro eventuali ambizioni espansionistiche della Russia, in particolare nei confronti dei Paesi Baltici.
Reazioni all’accordo
Il presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, ha definito l’accordo come positivo, suggerendo che Trump ha compreso l’importanza della cooperazione con l’Europa. I mercati finanziari europei, sebbene abbiano registrato una flessione, mostrano una certa resilienza. L’accordo ha fornito un immediato sollievo alle imprese europee, ripristinando una certa stabilità e prevedibilità , mantenendo al contempo un legame cruciale con gli Stati Uniti.
