L’analisi condotta dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) mette in luce le potenziali ripercussioni economiche delle nuove misure tariffarie introdotte dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che potrebbero colpire duramente l’Europa. Con la scadenza prevista per il 15% di dazi sulle merci europee importate negli Stati Uniti, le conseguenze si estendono oltre il semplice aumento dei costi di esportazione, minacciando la crescita e lo sviluppo economico a lungo termine.
Le conseguenze economiche dei dazi
L’Europa si trova di fronte a un possibile scenario di crisi economica a causa dei dazi imposti da Trump. L’Ispi evidenzia che i paesi con un’elevata dipendenza dall’export verso gli Stati Uniti, come la Germania e l’Italia, subiranno gli effetti più gravi. Secondo le stime, la Germania potrebbe vedere una contrazione del proprio prodotto interno lordo (PIL) di quasi lo 0,3%, mentre l’Italia potrebbe registrare una diminuzione di circa lo 0,2%. La Francia, sebbene colpita, potrebbe affrontare un impatto più contenuto, attorno allo 0,1%.
A ciò si aggiunge il deprezzamento del dollaro, che aggrava ulteriormente la situazione per le aziende esportatrici. Queste ultime si trovano a dover scegliere tra mantenere i prezzi stabili in dollari, riducendo i ricavi in euro, o aumentare i prezzi in dollari, rischiando così di perdere competitività . L’effetto combinato dei dazi e della svalutazione della moneta statunitense potrebbe portare a una contrazione delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti compresa tra il 25% e il 30%.
Le sfide della diversificazione commerciale
Un altro aspetto cruciale della questione è la ricerca di alternative al mercato americano. L’Unione Europea ha discusso a lungo la possibilità di compensare i dazi americani attraverso nuovi accordi commerciali con altri paesi. Tuttavia, attualmente, questi accordi sono ancora in fase di negoziazione e non si vedono risultati concreti.
Le difficoltà derivano da due fattori principali. Primo, i negoziati commerciali sono complessi e richiedono tempo. Secondo, in un contesto in cui una grande economia come quella statunitense impone dazi a livello globale, gli esportatori di altri paesi colpiti cercano anch’essi di trovare nuovi mercati, aumentando la concorrenza e complicando ulteriormente la situazione per l’Europa. Questo fenomeno, noto come deviazione del commercio, rende difficile per gli europei trovare sbocchi alternativi per le proprie esportazioni.
Le osservazioni di Carlo Calenda
Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico e attuale leader del partito Azione, ha descritto come “disastrosa” la gestione della situazione da parte della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Calenda ha avvertito che le decisioni sbagliate potrebbero alterare non solo i volumi e la qualità degli scambi commerciali tra Stati Uniti ed Europa, ma anche compromettere la capacità industriale e produttiva di due economie storicamente interconnesse.
L’analisi dell’Ispi invita a riflettere non solo sui costi immediati dei dazi, ma anche sulle conseguenze a lungo termine che l’Europa dovrà affrontare. La sfida per i leader europei è quella di trovare soluzioni efficaci per mitigare gli effetti di queste misure, garantendo al contempo la stabilità economica e la crescita nel continente.
