Il recente episodio che ha coinvolto i manifesti della Lega a Roma ha sollevato un acceso dibattito politico. I cartelloni pubblicitari, affissi per promuovere il Decreto Sicurezza, sono stati vandalizzati e successivamente rimossi dal Comune per presunta violazione delle norme sui contenuti etici delle pubblicità. La situazione ha scatenato la reazione del partito di Matteo Salvini, che ha denunciato un attacco alla libertà di espressione e un tentativo di censura da parte dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Gualtieri.
La rimozione dei manifesti
L’operazione di rimozione dei manifesti, avvenuta con carattere d’urgenza, è stata giustificata dal Campidoglio sulla base di segnalazioni ricevute da cittadini. I manifesti in questione contenevano messaggi provocatori, come “Scippi in metro? Ora finisci in galera senza scuse”, accompagnati da immagini stereotipate di persone appartenenti a diverse etnie. Il Comune ha citato l’articolo 12-bis del Regolamento sulla pubblicità, che vieta contenuti lesivi delle libertà individuali e dei diritti civili. Questa decisione ha innescato una reazione politica, con la Lega che ha accusato il Comune di censura e arroganza, affermando che tali azioni rappresentano un attacco alla democrazia e alla libertà di opinione.
Le accuse della Lega
Nicola Molteni, sottosegretario al Ministero dell’Interno, ha descritto l’operato del Comune come “vergognoso e incredibile”, parlando di una censura nei confronti delle iniziative legate al Decreto Sicurezza. Anche il vicesegretario della Lega, Claudio Durigon, ha sostenuto che tali misure sono contrarie ai principi democratici, mentre Davide Bordoni, segretario regionale della Lega nel Lazio, ha confermato l’intenzione di presentare un’interrogazione e di valutare azioni legali per il risarcimento dei danni. La Lega ha messo in evidenza il loro impegno nel contrastare il crimine e l’occupazione abusiva, sostenendo che la rimozione dei manifesti rappresenta un tentativo di silenziare le loro posizioni.
La risposta del Comune e del Partito Democratico
In risposta alle accuse, il Campidoglio ha ribadito che la rimozione dei manifesti è stata effettuata nel rispetto delle normative vigenti e non rappresenta un atto di censura. Gli uffici competenti hanno agito in seguito a segnalazioni di cittadini, sottolineando che è possibile presentare un ricorso o modificare i contenuti per renderli conformi al Regolamento. Il senatore Francesco Verducci, del Partito Democratico, ha sostenuto l’operato del Comune, definendo i manifesti come una campagna discriminatoria e sottolineando l’importanza di applicare le normative contro la diffusione di stereotipi.
La Lega, tuttavia, non si ferma e annuncia una campagna di comunicazione a livello nazionale, promettendo nuovi manifesti e magliette per sostenere le proprie posizioni. L’episodio ha messo in luce le tensioni politiche in corso e la divergenza di opinioni su temi sensibili come la sicurezza e la libertà di espressione, creando un clima di forte conflitto tra le forze politiche nella capitale italiana.