Gaza, Israele comunica la ripresa degli aiuti umanitari: “Corridoi per convogli Onu”

Franco Fogli

Luglio 26, 2025

L’esercito israeliano ha respinto le accuse di affamare deliberatamente la popolazione della Striscia di Gaza, dichiarando di essere “pronto a implementare pause umanitarie“. A seguito di pressioni e richieste di aiuto, Israele ha annunciato il rilascio di aiuti umanitari per la popolazione di Gaza, in un contesto di crescente tensione e necessità.

Ripresa degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza

Nel corso della giornata del 14 gennaio 2025, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno comunicato la ripresa del lancio di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Secondo un comunicato ufficiale, l’esercito prevede di effettuare un lancio di aiuti stasera, come parte di una “serie di azioni” mirate a migliorare la situazione umanitaria nella regione. Gli aiuti, che comprenderanno sette pallet contenenti farina, zucchero e cibo in scatola forniti da organizzazioni internazionali, sono stati autorizzati in conformità con le direttive dei vertici politici israeliani e dopo una valutazione della situazione attuale.

La decisione di riprendere i lanci di aiuti è stata presa anche per contrastare le affermazioni secondo cui Israele starebbe affamando deliberatamente la popolazione di Gaza. Le IDF hanno sottolineato l’importanza di stabilire “corridoi umanitari designati” per garantire il passaggio sicuro dei convogli delle Nazioni Unite, che trasportano cibo e medicine ai residenti della Striscia. Questo annuncio arriva in un momento critico, in cui si segnalano decessi per fame, compresi molti bambini.

In aggiunta, le Forze di Difesa Israeliane hanno affermato di essere “pronte a implementare pause umanitarie” nelle aree più densamente popolate, continuando al contempo le operazioni contro le infrastrutture terroristiche e i gruppi armati attivi nella zona. Questo approccio mira a bilanciare le esigenze umanitarie con le necessità di sicurezza nazionale.

Preparazioni per l’arrivo della nave Flotilla

Nel frattempo, l’esercito israeliano si sta preparando per l’arrivo della nave Handala, parte della Freedom Flotilla Coalition, che intende portare aiuti a Gaza. Le IDF hanno dichiarato di attuare un blocco di sicurezza marittima e di essere pronte a gestire vari scenari in relazione all’arrivo della nave. Secondo le informazioni riportate dal quotidiano Haaretz, la leadership militare israeliana attende indicazioni dalla propria leadership politica riguardo alle prossime mosse.

A bordo della Handala, la deputata francese Gabrielle Cathala ha espresso preoccupazione per la presenza delle navi israeliane nelle vicinanze, affermando che potrebbero tentare di “rapirci illegalmente dalle acque internazionali“. Le immagini trasmesse in diretta mostrano i membri dell’equipaggio prepararsi per un possibile intervento israeliano, indossando giubbotti di salvataggio.

Reazioni di Hamas e dichiarazioni di Trump

Il gruppo Hamas ha manifestato sorpresa per le affermazioni di Donald Trump, secondo cui il gruppo non sarebbe realmente interessato a un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e al rilascio degli ostaggi. Taher al-Nunu, esponente di Hamas, ha commentato che le dichiarazioni dell’ex presidente americano sono inaspettate, specialmente in un momento in cui i negoziati stavano mostrando progressi.

Al-Nunu ha sottolineato che non erano stati segnalati problemi nei colloqui indiretti sul cessate il fuoco e si è detto sorpreso dal fatto che le delegazioni statunitensi e israeliane avessero abbandonato i colloqui. Le parole di Trump, quindi, hanno creato confusione tra i membri di Hamas, che si aspettavano un’ulteriore apertura nei negoziati.

Frustrazione nell’amministrazione statunitense

Secondo quanto riportato da Axios, il segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha espresso frustrazione riguardo alla situazione a Gaza, sottolineando la necessità di un ripensamento della strategia. Durante un incontro con familiari degli ostaggi, Rubio ha affermato che l’amministrazione deve rivedere le proprie opzioni e presentare nuove proposte al presidente.

Il giornalista Barak Ravid ha evidenziato come siano trascorsi sei mesi dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, periodo in cui era stata promessa una risoluzione al conflitto. Fonti vicine all’incontro hanno rivelato che alcuni membri dell’amministrazione riconoscono che la strategia attuale non ha portato ai risultati sperati, ma non hanno ancora deciso come procedere. Intanto, Israele e Stati Uniti continuano a essere percepiti come corresponsabili della crisi umanitaria in corso a Gaza.