Consulta: dichiarato incostituzionale il limite di sei mensilità per i risarcimenti da licenziamento illegittimo

Lorenzo Di Bari

Luglio 21, 2025

Il 21 luglio 2025, la Corte costituzionale ha emesso una sentenza fondamentale, dichiarando incostituzionale il limite di sei mensilità per i risarcimenti destinati ai lavoratori licenziati ingiustamente nelle piccole imprese, escluse dall’applicazione dell’articolo 18. Questa decisione, attesa e discussa, è il risultato di un referendum promosso dalla Cgil lo scorso giugno. Le reazioni non sono tardate ad arrivare, con il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verde e Sinistra che rivendicano la validità delle loro posizioni, mentre Uninpresa lancia un allarme riguardo ai potenziali effetti negativi per le piccole e medie imprese.

Cosa stabilisce la Corte

La sentenza numero 118 della Corte costituzionale ha messo in evidenza come il limite di sei mensilità, fisso e invariabile, non tenga conto della gravità delle circostanze legate al licenziamento. Secondo i giudici, questa restrizione compromette la possibilità per il giudice di applicare criteri di personalizzazione e adeguatezza nel calcolo del risarcimento, risultando insufficiente a garantire una deterrenza adeguata nei confronti dei datori di lavoro. La Corte ha espresso la necessità di un intervento legislativo che riveda le disposizioni riguardanti i licenziamenti nelle piccole imprese, sottolineando che il numero di dipendenti non è l’unico indicatore della forza economica di un’azienda.

L’allerta di Uninpresa

La reazione di Uninpresa è stata immediata, evidenziando come la decisione della Corte possa avere ripercussioni significative sull’equilibrio economico delle piccole imprese italiane. L’associazione ha sottolineato che un’azienda con un fatturato annuo di 250.000 euro e quattro dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo, potrebbe trovarsi a dover pagare indennità che vanno da 12 a 18 mensilità, un importo che potrebbe oscillare tra i 30.000 e i 40.000 euro. Questo scenario potrebbe portare a situazioni di indebitamento o addirittura alla chiusura dell’attività. Paolo Longobardi, presidente di Uninpresa, ha avvertito che una giurisprudenza che ignora le difficoltà strutturali delle piccole aziende potrebbe danneggiare l’intero mercato del lavoro.

Le reazioni politiche

Dopo la sentenza, i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno affermato che la Corte ha confermato le loro posizioni, richiamando alla mente il referendum che ha coinvolto 13 milioni di cittadini. Hanno esortato il governo a prendere sul serio l’invito della Consulta a intervenire legislativamente per tutelare i diritti dei lavoratori. Anche Angelo Bonelli di Alleanza Verde e Sinistra ha criticato il governo Meloni, sostenendo che la sua opposizione al referendum e il tentativo di mantenere in vigore la norma sono stati un errore. Bonelli ha chiesto un cambiamento di rotta, sottolineando l’importanza di proteggere i diritti dei lavoratori e di non ignorare le richieste di giustizia sociale.

La sentenza della Corte costituzionale rappresenta un passaggio cruciale nella lotta per i diritti dei lavoratori, aprendo la strada a un dibattito necessario sulle tutele per le piccole imprese e i loro dipendenti.

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